Malagò presidente CONI in cerca di autore

11 Maggio 2017 di Indiscreto

Giovanni Malagò è stato confermato presidente del CONI con una percentuale di consensi che una volta avremmo definito bulgara, mentre oggi la Bulgaria è un paese democratico: 67 voti su 75, battendo il temibile avversario Sergio Grifoni (2 voti), esponente dell’Orientamento (non è uno scherzo, ma una delle cosiddette discipline sportive associate, come palpugno e twirling). Ben diversa era stata la competizione 4 anni fa, quando Malagò batté, da sfavorito, Raffaello Pagnozzi che era il candidato di Petrucci.

Un quadriennio in cui l’Italia  non è migliorata quanto a medaglie olimpiche (volendole anche ‘pesare’, vista la leggera differenza di importanza e diffusione fra calcio e tiro a segno), nonostante sia uno dei paesi in cui resiste lo sport di Stato, ed è peggiorata in alcuni sport trainanti: quasi scomparsa nell’atletica, presa a schiaffi nella pallacanestro, in netto declino nel ciclismo, ridicola nel rugby. Decente solo nel calcio, che di fatto si autogoverna, nella pallavolo e nel nuoto che è la federazione che Malagò detesta (ricambiato). La missione statutaria del CONI, interamente finanziato dalla Stato dopo la fine dell’era del Totocalcio, non è quella di far muovere i sedentari (per quello è più utile Linus con la Deejay Ten ed in ogni caso il compito spetta al Governo) ma di organizzare l’attività di vertice con la prospettiva sempre della partecipazione ai Giochi Olimpici. Se poi giornalisti bocca buona contano medaglie di peso specifico nullo, spacciandole pomposamente per ‘cultura sportiva’, non sappiamo cosa dire.

Nella storia dell’ascesa di Malagò, uomo di pubbliche relazioni come ne esistono pochi, ci sono diversi vuoti di sceneggiatura (per citare il miglior Buffa), ma guardando tutto dall’esterno e senza il coinvolgimento degli esperti embedded di politica sportiva davvero non si capisce da dove nasca la buonissima stampa del presidente del CONI, che ha fatto né meglio né peggio dei suoi predecessori e il cui unico progetto, Roma 2024, si è schiantato sul no dei Cinque Stelle, su uomini-immagine (come l’amico Montezemolo) controproducenti e su scelte suicide come la rinuncia al referendum. Poi paginate di interviste sul nulla, fino al punto di non ritorno dello ‘sport nella scuola’ di cui si sentiva parlare già ai tempi di Cavour. Umanamente simpatico, non fosse altro che per avere ispirato il personaggio di Luca Covelli in Vacanze di Natale, e multisportivo vero, ci sembra però sempre un politico in cerca d’autore e in generale di contenuti.

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