Mezzofondo e dintorni

L’oro tolto a Mutai

Stefano Olivari 01/10/2012

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Geoffrey Mutai è il miglior maratoneta del pianeta, la discussione sul record del mondo (il 2.03.02 di Boston 2011 non fu considerato valido per motivi di dislivello) è accademia mentre le vittorie in quelle che nel ciclismo verrebbero definite ‘classiche monumento’ sono indiscutibili. Come il modo in cui ieri il trentunenne keniano ha trionfato a Berlino, con un eccezionale 2.04.16, davanti al suo compagno di allenamento Dennis Kimetto e al diciannovenne (con l’asterisco) Geoffrey Kipsang, anche lui keniano.  Mutai aveva in testa il record mondiale per così dire ufficiale, quello di Patrick Makau stabilito proprio a Berlino l”anno scorso (2.03.38), ma già al passaggio della mezza (1.02.12) in compagnia di Kimetto, Kipsang e Maiyo l’impresa è sembrata ardua. Dopo il trentesimo chilometro lo strappo decisivo, con Mutai e Kimetto che se ne sono andati. Lì si è dato anche l’addio al record, perchè i due amici si sono marcati e sul traguardo ha poi prevalso il più forte di un solo secondo con un finale che ha ricordato quello di Paul Tergat del 2003, quando si impose su Sammy Kosgei (tutt’altro che un suo amico, in quel caso). Per Mutai e Kimetto il quarto e il quinto tempo di sempre, per Mutai record stagionale e vittoria nel World Marathon Majors 2011-12 (fra l’altro l’anno scorso ha vinto anche a New York): tutte cose che rendono ancora più stravagante la scelta dei selezionatori keniani per i Giochi di Londra (dove ha vinto l’ugandese Kiprotich). Chiusura con la solita triste statistica, nove keniani nei primi nove posti in una specialità in cui razza e genetica hanno un peso molto inferiore rispetto a quanto avviene nella velocità. Autoconvinti ormai che la ‘vera atletica’ sia quella del quarantenne che supera se stesso, perché così ci conviene, nemmeno più ci chiediamo cosa ci sia dietro a questo dominio.


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