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Svegliarino

Lontani dalle medaglie vere

Stefano Olivari 25/08/2008

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Dopo l’atletica ed il nuoto, l’universalità dei Giochi è assicurata dagli sport di squadra. Medaglie pesantissime, ben lontane dal medaglificio di discipline che servono solo a soddisfare un ridicolo orgoglio nazionale: su 204 nazioni facenti parte dello IOC sono infatti ben 87 quelle che a Pechino sono riuscite almeno una volta a salire sul podio. Onore che non è stato negato nemmeno a Mauritius o al Kirghizistan, il cui voto pro o contro Rogge conta come quello di USA, Russia e Cina. Le squadre, dicevamo. Assurdo sdottorare sui tanti tornei, quando siamo riusciti a seguire bene solo basket maschile e femminile, calcio maschile e in chiave al novanta per cento italiana gli appuntamenti di pallavolo e pallanuoto. E’ però vero che livello generale gli azzurri non sono esistiti: assenti nel baseball e nel softball (che da Londra 2012 saranno tagliati, distribuiscono poche medagliette), non qualificati nemmeno nel basket, nella pallamano e nel calcio femminile, paradossalmente si sono attirati tutte le critiche i più bravi, cioé quelli che a Pechino ci sono andati. La squadra di Casiraghi che ha buttato via un’occasione pazzesca contro il Belgio nei quarti e le ragazze del volley anche loro uscite nei quarti (con gli USA) avevano le qualità per andare fino in fondo, mentre la stessa cosa non si può dire dei pallanotisti e dei pallavolisti, questi ultimi eccellenti quarti con il materiale umano peggiore degli ultimi trenta anni. Altro che gli occhi di tigre di Velasco…Discorso a parte per la pallanuoto feminile, che non ha rinnovato in profondità il gruppo per la semplice ragione che c’erano possibilità di bissare l’oro di Atene. Non tantissime, ma c’erano. Il quarto con l’Olanda è stata un’occasione persa unica, a prescindere da quella che purtroppo è stata definita anche qui ‘la lotteria dei rigori’: non si possono comunque fare troppi ragionamenti sul penalty parato alla Valkay, che in partita in analoga situazione era invece stata freddissima, così come sui due set finali di blackout del volley donne. Inspiegabili, in un aggettivo usato non a caso dai rispettivi abbattuti c.t.. Fuori tutti, quelli dei campionati più belli del mondo: comunque c’erano. L’Olimpiade interessante per i non tifosi è stata anche il ciclismo, con bellissime gare in pista e su strada uno dei gesti più belli dell’Olimpiade: la rimonta travolgente di Cancellara, poi scontato vincitore a cronometro. Una trenata solitaria per un terzo posto dietro a Sanchez e Rebellin, un’emozione vera anche se magari fra qualche anno (o mese, o giorno) ci diranno che era finta. Di impatto fuori dalla logica patriottica anche il pugilato, con l’Italia che è tornata quasi ai livelli di 20 anni fa: con molti meno praticanti ma anche il vantaggio che di fatto il professionismo non esista più. A Cammarelle, Russo e Picardi lasciare le sicurezze del mondo con la maschera potrebbe non convenire, in alcun senso. E poi? Non vogliamo offendere nessuno dicendo che tutto il resto è noia, perchè non è vero. O che vale meno, perché gli atleti hanno dedicato all’impresa anni di vita. Però ci sono discipline che sono solo fabbriche di vittorie senza valore davvero internazionale, bisogna dirlo anche quando si parla di nostri feudi come la scherma e non solo per il sollevamento pesi o i tuffi. Abbiamo cercato di parlare di sport per cacciare la malinconia, ma il calciomercato sta impazzando e ci pagano per questo.

Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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