L’età dorata dello sci femminile

24 Marzo 2015 di Simone Basso

Pallini come nevicassero Pimpe, festeggiando i quarant’anni della maglia a pois rossi. Pensata da Felix Levitan proprio nel 1975. Il deus ex machina di quei Tour la ideò riprendendo una t-shirt, indossata da una ragazzina nelle vie di Parigi.

Vedere la presenza di Errani-Vinci nella collana I Grandi Del Tennis ci fa un po’ specie, sono sempre gli stessi che hanno messo Belinelli tra Oscar Robertson e Larry Bird, nonchè riflettere sulla Promoscion dei media generalisti. Che non funziona, perchè rifiuta un metro storico, tecnico (e di buon gusto), per vendere la mercanzia: e un bel chi se ne frega ai titoloni, sorti sul nulla, sulle vittorie azzurre? Nello specifico, sarebbe bello spiegare che il doppio è una disciplina morente e indirizzare i curiosi, gli appassionati di domani, verso la visione di un Federer-Djokovic qualsiasi. Per gli occhi e il palato, la rivalità più bella dai tempi di Sampras-Agassi, un incontro (scontro) di stili che implementa il meglio della contemporaneità. Il tennis orizzontale, implacabile, ossessivo, di anticipo e pressione da fondo campo di Nole. Le verticalizzazioni, le frustate liquide, le improvvisazioni sullo spartito di Roger. Che, a Indian Wells come a Dubai, preso a pallate, trova sempre un metodo per spezzare il ritmo (folle) del serbo e ribaltare le trame e l’inerzia. Due le certezze, acquisite. Il Djoker rimarrà numero uno delle classifiche ancora a lungo e, in prospettiva Slam, avrà le maggiori insidie dai soliti noti. Nadal al Roland Garros, Federer a Wimbledon. Mai ammirato un quasi trentaquattrenne che giochi ai livelli di questo Mago Merlino. Lo stesso che, dieci anni orsono, era talmente superiore alla concorrenza da imbastire monologhi sull’hardcourt o allenamenti agonistici sulla terba.

Ricordiamo lo stupore e il disgusto quando, molto tempo fa, vedemmo Maschio, uno dei due negozi storici di musica di Torino (l’altro è Rock And Folk), chiudere i battenti. Al suo posto oggi c’è un McDonald’s, un ossimoro se consideriamo che – nel quadrilatero, in pieno centro – si mangia agli stessi prezzi cibo di qualità superiore, o che non sembri plastica spruzzata di mercurio e nichel. A Roma sono sparite, nell’ultimo periodo, una cinquantina di librerie di quartiere e apprendiamo che, in un centro commerciale, Arion è stata dimezzata per far posto a un Roma Store. Uno vede l’indifferenza, l’apatia, che circondano certi avvenimenti e si rende conto che aveva ragione quel depresso geniale di Thomas Bernhard: “Invece di suicidarsi le persone vanno a lavorare”.

Simone Basso, in esclusiva per Indiscreto

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