Le sneakers della Lidl

17 Novembre 2020 di Stefano Olivari

Le sneakers della Lidl costano 12,99 euro e sono da ieri in vendita anche in Italia, nei 660 punti vendita della catena tedesca, scatenando una corsa all’acquisto ma soprattutto i bolsi riflessi condizionati del giornalista collettivo. Migliaia di piccolo borghesi si mettono in coda, nella migliore delle ipotesi, per accaparrarsi quelle orribili scarpe e noi custodi del buon gusto, tutti piccoli Augias, li dobbiamo massacrare, per il loro cattivo gusto e perché non sono bravi cittadini-sudditi della repubblica del Covid.

Le sneakers della Lidl hanno scatenato meccanismi ben noti, che non valgono nemmeno più la pena di essere commentati: da sempre il giornalista idolatra miliardari e poveri, meglio ancora se miliardari che fingono di aiutare i poveri, e bastona chi sta in mezzo, che poi dovrebbe essere il suo lettore. Troviamo più interessante l’argomento sneakers (o sneaker), discussione base di tante serate maschili criptogay insieme a viaggi ed enogastronomia.

Perché un uomo, non si dice un ragazzino che ambisce a rivenderle sul web a qualche infelice, dovrebbe fare a botte, con o senza mascherina, per un paio di scarpe? Domanda valida dalle Nike Air Jordan alle Lidl, dalle Adidas Stan Smith alle Converse Chuck Taylor, per citare scarpe con un mercato dell’usato clamoroso. La risposta è semplice: perché gli va, perché non esiste il valore né tantomeno il prezzo ‘giusto’ di niente, perché gli dà gioia, perché non trova altro da fare.

Sul Corriere della Sera abbiamo letto Gramellini chiedersi quanto sarà pagato un operaio che produce le scarpe Lidl (una possibile risposta è la seguente: più di un collaboratore del sito del Corriere della Sera), azienda che nell’occasione ha stravinto perché ha fatto entrare nei suoi negozi gente che mai l’avrebbe fatto per risparmiare 3 centesimi su una zucchina o un euro su una pentola. L’aria, per non dire la puzza, di stato etico è ovunque e non soltanto in Italia.

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