L’avvenire di Borriello

3 Gennaio 2012 di Federico De Carolis

di Federico De Carolis
Antonio Conte e le sue predilezioni calcistiche non prestano il fianco a discussioni polemiche. Ha voluto Marco Borriello, che praticamente ha dato il meglio di sé in due stagioni (Genoa 19 gol e Milan 14). Tutto il resto è da non prendere in considerazione o quasi. Non s’è inserito nella Roma, non tutti i torti magari sono stati suoi, non è esploso neppure in provincia all’inizio di carriera quando si possono ricordare solo i suoi 10 gol di Treviso. A Empoli e Reggio Calabria appena un paio di firme e neppure d’autore per 3 gol. Hanno applaudito tutti per questo acquisto. La grande stampa, sportiva e non che, quando ha scoperto la notizia, non ha fatto altro che tessere elogi e attizzare entusiasmi. A molti però, questo trasferimento non è suonato come le campane nei giorni di festa.
Anzi sono tutti lì a chiedersi cosa debba e possa farsene la Juve di un giocatore che in carriera non è riuscito a mettere insieme per due stagioni consecutive un trend se non da super asso, certo accettabile. Forse Conte ha la bacchetta magica, capace di resuscitare i morti, forse dietro questa scelta c’è dell’altro, ma l’interrogativo che ci si pone resta solo uno: con Borriello sarà una Juve più forte? La risposta dovrà arrivare dal campo e da questo scorcio finale di stagione, ma…
Per le grandi squadre e i grandi successi servono sempre grandi giocatori. Un fuoriclasse nella fattispecie che, nei momenti di tensione e demoralizzazione nel corso di una partita, sappia assumersi tutte le responsabilità e azzerare ogni handicap. Lo fa Ibrahimovic nel Milan, in senso solo realizzativo (che non è poco) lo faceva un certo Trezeguet nella Juve. Borriello sarà capace di avvicinare un campione come David? La risposta non può prescindere da Conte, che evidentemente l’ha fortemente voluto sicuro di ottenere grandi esaltazioni da un attaccante che sarà anche animato da una voglia di riscatto che potrebbe persino riportarlo ai gol di Genova o a quelli di Milano.
E se non dovesse accadere? Non succederà niente a Torino e tantomeno potrà essere sfiorato da un minimo di critica Conte, dopo aver regalato ai tifosi bianconeri il momento magico di una rinascita che sarà seguita da successi nelle stagioni a venire insieme a quella dignità di squadra e di club che sembravano irrimediabilmente perduti. Certo il Trap e Lippi, una volta arrivati a Torino, vinsero subito, ma magari si potrebbe ricordare che erano altri tempi, con altri avversari, e che a muovere le fila dietro le quinte del club c’era l’Avvocato cui non piaceva sicuramente attendere (e che era l’uomo più potente d’Italia, più o meno). Vada come vada, quello che vorremmo evidenziare, al di là del verdetto finale del campionato, è che la Juve deve calarsi nella realtà dei tempi senza tentare il rilancio di giocatori che magari in gioventù avevano grandi possibilità inespresse. Da tirar fuori nella maturità in un club come quello juventino… Pensiamo che non si possa fare, ma soprattutto che la Juve abbia bisogno di certezze anche se costano un occhio della testa.
Finita l’epoca di Del Piero, restiamo del parere che se gli altri club di alto lignaggio possono contare ciascuno su un elemento che si eleva rispetto alla media, la Juve non può sempre ricorrere all’acume di un tecnico o a quello del suo dg per essere squadra capace di vincere a tutti i livelli. Se Borriello andrà bene in questa stagione e la Juve avrà lo scudetto, non potrà certo essere lui a rappresentare il futuro quando bisognerà competere con Real Madrid, Barcellona, Chelsea, Manchester United o City e via di seguito. Occorrerà quel fuoriclasse che non c’è anche se la media tecnica è molto elevata. Che vinca quest’anno la Juve è possibile, anche se non fosse arrivato Borriello, ma recuperare giocatori con un grande futuro dietro le spalle non sembra una grande strategia. Soprattutto adesso che le cose stavano funzionando.

Federico De Carolis, 3 gennaio 2012

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