Laura non c’è, ma Nek sì

10 Marzo 2023 di Stefano Olivari

Ci sono film che vengono sbeffeggiati di continuo dai frequentatori dei social network, dall’alto delle loro lauree online e della paghetta che a trent’anni ricevono dai genitori e/o dallo Stato, Laura non c’è è senz’altro uno dei più citati. Eppure questa opera del 1998, con regia di Antonio Bonifacio, è un film di genere romantico e neppure dei peggiori, anzi. La colonna sonora è in gran parte costituita dalle canzoni di Nek, fra cui la sua più famosa, e la protagonista si chiama Laura: l’apporto del musicista emiliano si esaurisce in questo e nell’apparizione nella scena finale, questa sì trash al pari degli altri cameo vip.

Non è insomma un musicarello, anche se il marketing dell’epoca giocò sull’equivoco per convogliare nei cinema i tanti fan di Nek, fra l’altro attento lettore di Indiscreto (non fu entusiasta, diciamo, della recensione di un suo concerto). Il film, rivisto la notte scorsa proprio dopo aver letto una classifica del genere ‘I peggiori film degli anni Novanta’ è un continuo palleggio fra sogno e realtà, con il protagonista maschile, il disegnatore di fumetti Lorenzo (attore Nicholas Rogers) che non riesce più a distinguerli e che in ogni caso insegue Laura, interpretata da Gigliola Aragozzini (figlia di Adriano, ex organizzatore del Festival di Sanremo), ragazza dolcissima e malata di diabete, che gli racconta che vorrebbe reincarnarsi in un gatto. Ce n’è abbastanza per farci piangere ed infatti confessiamo di avere pianto. Fra l’altro Gigliola Aragozzini avrebbe avuto una vita sfortunata come la Laura del film, morendo di leucemia a soli 23 anni.

Laura non c’è racconta bene gli anni Novanta, con i cellulari non ancora smartphone e con il loro spirito anniottantesco infiocchettato da qualche pretesa intellettuale. Poi ovviamente nella nostra testa pop rimangono stampate le tante partecipazioni di culto, apprezzate dai competenti: Amadeus, nella parte di un improbabile medico, Federica Panicucci come relatrice a una conferenza, Marta Flavi (poche battute, ma una memorabile) impellicciata, Cloris Brosca (per tutti La Zingara) come portinaia, Laura Chiatti che però all’epoca era una sconosciuta.

Insomma, un buon film di genere con momenti di culto anni Novanta, decennio molto sottovalutato dove la tecnologia era in embrione quella di oggi (Internet, la pay-tv, eccetera) ma dove ancora era possibile la formazione di ricordi e linguaggi comuni. Senza senso, se non perché l’uscita fu più o meno nello stesso periodo, il paragone fatto da tanti con con Jolly Blu, il superdivertente film con Max Pezzali, questo sì assimilabile ad un musicarello. Laura non c’è ha comunque qualcosa che ti prende, senza sovrastrutture.

stefano@indiscreto.net 

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