Sanremo lo ha vinto Nek (comunque vada)

14 Febbraio 2015 di Paolo Morati

Nek

C’erano tempi in cui Striscia la notizia anticipava il vincitore del Festival di Sanremo poco prima della finale. Altri in cui lo faceva Giucas Casella mettendo il nome in una busta sigillata. No, tranquilli non stiamo per fare previsioni. Semplicemente vogliamo anticipare quello che è il nostro giudizio sul vero vincitore di Sanremo 2015 al di là dell’esito di questa sera: Nek, al secolo Filippo Neviani da Sassuolo, riemerso alla grande, si dice dopo qualche presunto anno di appannamento perlomeno nella memoria dei media.

Senza voler togliere qualcosa ad altri nostri preferiti (uno scandalo ad esempio l’eliminazione di Raf, forse favorita dalle sue non propriamente buone condizioni fisiche, mentre sta crescendo molto nell’ascolto la canzone di Irene Grandi, per le nostre opinioni potete entrare nella giuria di qualità), Fatti avanti amore è una canzone dal tiro giusto, un pop scoppiettante e costruito come si deve, con una introduzione al piano tic-toc (oggi di moda, vedi Un angelo disteso al sole di Eros Ramazzotti, ma anche ieri, su tutte Sola di Viola Valentino), e un andamento in avanti senza una vera e propria tregua, fino alla fine. Il tutto condito da una scenografia ben calibrata e un’interpretazione molto buona, diremmo al top per un mister Neviani che sembra ulteriormente migliorato con il passare degli anni (non a caso si è anche aggiudicato la gara delle cover).

Giusto, gli anni. Nek è ancora da considerare il vincitore di questo Sanremo perché, seppure non propriamente un giovanotto di primo pelo (quest’anno saranno 43, lo ammettiamo, quasi come noi che stiamo tra l’altro tentando di imparare maldestramente a suonare il basso, suo strumento preferito), ha la capacità e il carisma di mettere d’accordo i ragazzini figli dei talent per i quali era stato invece servito pronto il piatto delle varie Chiara, Moreno e Dear Jack, così come i loro genitori e zii che hanno ballato al ritmo di Almeno sta volta, fino ai nonni che possono intravedere in lui il bravo (e bel) ragazzo della porta accanto. Ma questo non portando sul palco dell’Ariston la tipica canzone considerata ‘sanremese’, la furbata magari firmata dall’autore del momento, o mettendo con tempismo in risalto in interviste il proprio vissuto e percorso personale, bensì un insieme dal bel sound che si porta dietro l’eredità degli anni ’90 senza adeguarsi al nulla cosmico che spesso ormai esce dall’etere musicale. Destinato a crescere, come avevamo preannunciato, serata dopo serata.

Mentre su diversi versanti letterari leggiamo e sentiamo sempre più seguaci di Nek e di Fatti avanti amore, noi possiamo dire di averlo musicalmente apprezzato anche quando nel 1993 fu lapidato per aver proposto In te (il figlio che non vuoi) in gara proprio a Sanremo, per poi essere salutato quattro anni dopo come uno dei nuovi ‘profeti’ della leggera italiana con Laura non c’è, e conseguente successo anche nei paesi latini. Corsi e ricorsi di chi finora si è distinto con una carriera ben sopra la media, fatta di più picchi, e che ora lo aspetta al varco con un nuovo album, anche in spagnolo, intitolato Prima di parlare. Ecco prima di farlo, bisognerebbe cantare, e bene. E lui quest’anno a Sanremo lo ha fatto eccome.

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