Giornalismo

La svolta di Zorzi telecronista

Stefano Olivari 21/11/2018

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La Champions League della ipercompressa stagione di club della pallavolo verrà trasmessa da DAZN, ma la vera novità è che uno dei suoi telecronisti sarà Andrea Zorzi. Telecronista nel senso proprio di prima voce, quella che racconta l’evento, mentre il commento tecnico sarà di un altro della generazione dei fenomeni, un Samuele Papi che con l’opposto veneto ha condiviso il vittorioso Mondiale del 1994 (nel 1990 non c’era Papi, nel 1998 non ci sarebbe stato Zorzi) e tanto altro. Una svolta epocale, rapportata al micromondo del giornalismo televisivo, perché a memoria in Italia mai un ex campione del livello di Zorzi era diventato telecronista in senso stretto.

La storia della nostra televisione è piena di esempi di telecronisti con un discreto passato agonistico, da Paolo Rosi (nazionale di rugby) a Giampiero Galeazzi (azzurro di canottaggio), per non dire di Rino Tommasi (bronzo alle Universiadi nel tennis), Giacomo Crosa (sesto nel salto in alto alle Olimpiadi del 1968), Bruno Pizzul e tanti altri. Ma al di là del diverso livello di popolarità nella loro vita agonistica si trattava comunque di persone che mai dello sport avevano fatto una professione. Per questo siamo molto curiosi per il linguaggio con cui Zorzi domani saprà raccontare la partita fra Civitanova e la Modena di Julio Velasco.

Lo diciamo subito, nei confronti di Zorzi siamo prevenuti in positivo, non soltanto per il suo già notevole passato di commentatore ma perché siamo stanchi di piazzisti di un prodotto già venduto, per i quali un gol contro l’Empoli ne vale uno nella finale del Mondiale (sono gli stessi che si indignano per CR7 fuori dal podio del Pallone d’Oro, colpa del cattivo Florentino: quindi quando li vinceva era merito del presidente del Real?) e tutto il meglio del pianeta è racchiuso nella partita in onda. Gente che deride l’errore dello straniero di squadra non italiana, ma quando torna in serie A vede fenomeni e instant classic ovunque. Eppure un turista birmano, non diciamo un premio Pulitzer, osserverebbe che in questo torneo emozionantissimo e livellato verso l’alto la vera posta in palio è non arrivare quinti.

La seconda voce, per quanto autorevole sia, mettiamo Fabio Capello, è inevitabilmente gregaria sul piano del racconto ed in sostanza può parlare soltanto quando il telecronista prende il fiato. La prima è invece quella che dà l’impronta al tutto e siamo sicuri che Zorzi, ma non solo lui (fra l’altro i citati Rosi e Tommasi erano/sono maestri di misura, mentre Galeazzi caricava se stesso a molla solo per gli Abbagnale, che comunque erano campioni mondiali e olimpici a raffica), sapranno trovare una chiave nuova, meno retorica e involontariamente macchiettistica. Il pubblico della pallavolo potrebbe essere più ricettivo di quello del calcio, ma non buttiamoci giù perché in fondo si tratta solo di provare. Svincolati dal dovere di dare un’opinione, che non daranno mai in maniera sincera, i vari Del Piero e Cambiasso saprebbero di sicuro essere più interessanti nel puro racconto rispetto a chi raggiunge l’erezione solo aumentando i decibel.

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