Svegliarino

La strana fretta di annunciare Lippi

Stefano Olivari 27/06/2008

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Che fretta c’era, maledetta primavera…Nessuno in Italia pensa che Marcello Lippi c.t. della Nazionale sia una scelta tecnicamente sbagliata: nemmeno Capello avrebbe avuto le spalle così larghe per procedere ad un rinnovamento sostanziale della rosa rimanendo credibile e rimandando ogni perplessità della cosiddetta critica a dopo Sudrafica 2010. Secondo un suo fedelissimo Lippi anzi soprenderà tutti già con le prime convocazioni, giubilando alcuni dei suoi presunti pretoriani: al di là del recupero dall’infortunio, fare a meno anche in prospettiva di Cannavaro potrebbe essere il primo segnale che si è aperto un capitolo nuovo. Buffon, Pirlo, De Rossi, punto. Se non si spegneranno anche Gattuso, Grosso e Zambrotta, oltre ad un eventuale Cannavaro in grande forma (di Materazzi Lippi ha una buona opinione, ma non fino al punto di farsi del male): i campioni del mondo su cui il c.t. riscaldato punterà saranno questi, ma senza creare mafie. Dei giocatori riparleremo mille volte, adesso ci sembra importante fare qualche considerazione sui tempi e sullo staff. Prima considerazione: non c’era alcun bisogno di annunciare Lippi ieri, a due ore dal ‘non esonero’ (si è mai visto un contratto automaticamente risolto per mancato raggiungimento della semifinale?) di Donadoni. Se Abete ha adottato questa politica della fretta è perché intorno al Lippi personaggio c’è tutt’altro che unanimità politica: Petrucci non lo può vedere, Matarrese è freddo, in generale tutti i dirigenti che lo identificano con una stagione marcia (o meglio: un po’ più marcia delle precedenti e delle seguenti) del calcio italiano avrebbero fatto volentieri a meno di lui, per non parlare dei nemici personali di Abete ai quali non è piaciuta la gestione quasi dittatoriale della vicenda. Tanto è vero che i veleni di corridoio non sono concentrati tanto su Lippi, che secondo noi non rischia niente nemmeno in caso di fallimento, quanto sullo staff del futuro prossimo. E qui parte la seconda considerazione: non sono chiari certi ruoli. Non è chiaro il ruolo di Ciro Ferrara, soprattutto non è chiaro se si dividerà fra la Juventus e la Nazionale. Non è chiaro il ruolo di Angelo Peruzzi, a meno che Abete non intenda allontanare Gigi Riva (paradossalmente fra i primi sponsor di Lippi ed antipatizzanti di Donadoni). Al di là degli altri scontati nomi (Pezzotti, Gaudino, il medico Castellacci), è invece più chiaro il ruolo (eventuale, per ora è solo una voce) del fisioterapista Vito Scala la cui vera carica sarebbe ‘amico di Totti’. Un bel premio per chi messo l’Italia su un piano inferiore rispetto al suo club. Terza ed ultima considerazione: al netto del disfattismo che ogni tanto prende anche noi, il calcio italiano è ricco di talenti da prima fascia. Se il Liverpool ha creduto in Dossena ci sarà un perché, mentre sulla fascia destra De Silvestri è un giocatore con margini enormi. Meno scelta in mezzo alla difesa dove Criscito è in fase involutiva e gli altri prospetti sembrano da provincia. Per il resto grande abbondanza: se giocassero nella Spagna cosa diremmo di Maggio, Montolivo, Cigarini, Nocerino, Giovinco, Galloppa, Balotelli e soprattutto di Giuseppe Rossi? Insomma, non è poi così male arrivare dopo quello che è stato dipinto come un fallimento (e se Aragones superasse anche la Germania?) senza avere nulla da dimostrare e disponendo di ottima materia prima. Dopo due mesi di Milan Lippi avrebbe dovuto fronteggiare molte più critiche, per questo crediamo che Ancelotti il cambio lo avrebbe fatto volentieri.

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