La Formula 1 è noiosa

31 Luglio 2023 di Stefano Olivari

La Formula 1 è noiosa? Sì, la Formula 1 è noiosa. Quando un pilota anche meno forte di Max Verstappen a metà estate ha già di fatto vinto il Mondiale, ed è successo tante volte, il luogo comune è difficile da contestare da parte di noi cultori (adesso purtroppo teorici) dell’abbiocco domenicale, che ovviamente come orario per i gran premi preferivamo le 14. Il campione olandese ha ottenuto il 93,45% dei punti teoricamente conquistabili e al di là del tifo canottierato che genera titoli come Leclerc, un terzo posto che vale una vittoria il problema è che una competizione senza incertezza sul risultato finale è inguardabile se non dai segaioli che in ogni sport ti spiegano che non sai cogliere i dettagli, la tattica, la tecnica, i riferimenti storici.

L’aspetto paradossale della situazione è che la Formula 1 intesa come organizzazione ritiene un grosso problema questo dominio della Red Bull (con 12 vittorie su 12, superato l’11 su 11 della McLaren 1988 di Senna e Prost con il megaasterisco che allora i GP erano 16) così come qualche anno fa quello della Mercedes, e del resto essendo americani i suoi padroni l’ideologia (che condividiamo al 100%) è chiara: se un partecipante alla competizione non può, nemmeno nella prospettiva di qualche stagione, sognare di vincerla, la sua partecipazione non ha senso. L’italiota, ma anche l’europeiota, di solito ragiona diversamente e quindi appena un anno va male subito si dice che Juventus, Inter, Milan, Bayern, Real Madrid, eccetera, “Devono tornare al posto che gli/le compete“. Ci sta che il tifoso meno intelligente delle suddette squadre ci creda, ma il problema è che questa ideologia è interiorizzata anche da quello di Fiorentina e Bochum.

Insomma, la Formula 1 2023 è noiosa, così come lo è stata quella del 2022 e come lo sono state diverse annate nella storia recente, dal 1992 di Mansell al 2002 di Schumacher. Non vogliamo insomma difendere uno sport, diciamo pure un gioco, che seguiamo da sempre, ma proporre una riflessione da cultori di Rino Tommasi, uno dei pochi telecronisti della storia che non abbia mai fatto il piazzista del suo prodotto: se una partita faceva schifo lo diceva (ovviamente supportato da Clerici, che però giocava in un altro campionato e quindi era più libero da vincoli aziendali), così anche se era normale. Non vedeva instant classic ogni giorno, non avrebbe scambiato un set in un primo di turno delle qualificazioni di Wimbledon con una semifinale degli Internazionali d’Italia o con l’intero torneo di Umago.

Invece per la Formula 1, per il calcio, per tutto, chi ha i ‘diritti’ e parla comunque ad abbonati sembra che debba vendere un prodotto, che invece ovviamente (visto che lo stiamo guardando) è già stato venduto. In Formula 1 si esalta la lotta per il nono posto, al Giro si esalta lo scatto su un cavalcavia, in Serie A il risultato è spesso (sempre, per certe squadre) bugiardo, nella NBA una schiacciata ignorante con il difensore più vicino a 5 metri è la giocata dell’anno, nell’atletica la vittoria in Diamond League è la consolazione per un fallimento olimpico, e così via. Il problema non è quindi la tuta Ferrari di Gené e nemmeno la noia di questo Mondiale di Formula 1, ma un pensiero quasi unico che riguarda Sky, Dazn, Amazon, Eurosport, ma anche Rai e Mediaset che tecnicamente non devono vendere niente ma hanno già venduto il telespettatore. E in molti casi è lo stesso anche per chi scrive, nonostante si rivolga a un pubblico diverso, molto più ristretto ed esigente. Parlare bene di tutti è molto più facile.

stefano@indiscreto.net

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