Calcio
La Champions di Piovaccari
Stefano Olivari 22/10/2013
La nobiltà europea della Steaua Bucarest è impolverata, ma nella testa nostalgica dei suoi tifosi il Basilea rappresenta una passeggiata. A provarlo è la delusione con cui le gazzette locali hanno accolto le sconfitte con Schalke 04 (0 a 3 a Gelsenkirchen) e Chelsea (0 a 4 all’Arena Nationala), attaccando in maniera violentissima un Laurentiu Reghecampf che l’anno scorso aveva riportato il titolo nazionale in bacheca dopo sei stagioni, con un margine di 16 punti. Le sconfitte contro due fra i migliori club d’Europa, molto più ricchi rispetto alla ex squadra dell’esercito rumeno (con soldati nell’era Ceausescu spesso ‘convocati’ sugli spalti nelle mitiche partite del mercoledì, al pomeriggio causa assenza di riflettori), sono bastate per trasformare Reghecampf da trentottenne emergente in incapace velleitario, che non saprebbe tradurre in gioco la condizione fisica ‘magica’ data ai giocatori da Thomas Neubert. Perché se il nome del preparatore atletico è ignoto alla maggioranza dei tifosi, ad ogni latitudine, non si può dire la stessa cosa per una Steaua dove il tedesco ha fatto davvero miracoli. Usando, dice lui, integratori e vitamine simili a quelli dei preparatori di Bayern Monaco e Borussia Dortmund. Non entriamo nel merito…
Ma se in Romania la corsa e il pressing di giocatori normali sono sufficienti per primeggiare, non si può dire la stessa cosa per la Champions League. Quella di Federico Piovaccari, esordiente in Europa a 29 anni, è una bella storia, ma fa riflettere il fatto che la Steaua sia la quarta squadra (dopo Brescia, Novara e Grosseto) nelle ultime tre stagioni a cui l’attaccante di proprietà della Sampdoria è stato prestato. Certo è che con i suoi gol al Vardar e al Legia Varsavia, segnati nei preliminari, l’attaccante nato a Gallarate e formatosi nella Pro Patria di Busto Arsizio ha dato una svolta alla carriera. Non potrà ammirarlo dalla tribuna il proprietario Gigi Becali, ex eurodeputato e membro del parlamento rumeno oltre che cugino dei noti procuratori Victor e Ioan, in carcere per una frode immobiliare. Per migliorarsi l’immagine nel 2010 ha voluto come presidente e uomo-copertina quell’Helmuth Ducadam che a Bucarest è ricordato come l’Eroe di Siviglia, Coppa Campioni 1986, per i quattro rigori su quattro parati nella serie finale contro il Barcellona: Alesanco, Pedraza, Pichi Alonso e Marcos Alonso i quattro blaugrana che si schiantarono contro questo muro che di lì a poco sarebbe scomparso dal calcio che conta per una misteriosa malattia del sangue.
Storia di ieri, quella di oggi dice che Reghecampf si giocherà le residue speranze di qualificazione con la solita formazione aggressiva: 4-2-3-1 con pressing altissimo, quello che in patria intimidisce gli avversari (primo posto in classifica dopo 9 giornate, in scioltezza). Di sicuro in Romania c’è grande attenzione per questa partita, con Reghecampf che ha esaltato le doti di Streller e il santone Lucescu che da Donetsk ha spiegato che Murat Yakin è uno dei futuri grandi allenatori d’Europa e già adesso rappresenta il valore aggiunto del Basilea. Insomma, l’aria fritta di tante vigilie se non fosse che in virtù dell’impresa a Stamford Bridge il Basilea è ancora in corsa per gli ottavi di finale. Di sicuro l’ultimo ricordo rumeno di Champions non è piacevole, visto che nel playoff della scorsa stagione il Basilea perse la doppia sfida con il Cluj (il gol-vittoria nel ritorno fu di Kapetanos, oggi alla Steaua): l’inizio della fine per Heiko Vogel, che un mese e mezzo dopo sarebbe stato sostituito proprio da Yakin.
L’ambiente ha preso male il k.o. casalingo con lo Schalke, come ha ammesso ieri Marcelo Diaz: “Dopo l’exploit di Londra abbiamo fatto fatica a digerire questa sconfitta in casa, ma tutto è ancora aperto. La situazione è chiara: per qualificarci agli ottavi dobbiamo battere due volte la Steaua, solo così nelle ultime due giornate potremo giocarcela contro squadre sulla carta più forti”. Yakin si è spinto oltre, asserendo di avere visto (registrata) una buona partita della Steaua in Germania, con un’occupazione del campo da ‘grande’. Gli interpreti non sono esattamente quelli del Barcellona, ma è vero che il loro ritmo sarà di certo altissimo. Però se il Basilea vuole rinverdire i fasti dell’epoca di Hitzfeld giocatore e di Odermatt (quarti di finale 1973-74) o quelli più recenti di due stagioni fa (ottavi di finale, con rovinosa uscita di scena contro il Bayern Monaco), stasera e mercoledì 6 novembre al Sankt Jacob sono obbligatorie due vittorie.
(pubblicato su Il Giornale del Popolo di martedì 22 ottobre 2013)
Foto tratta da http://sport.sky.it/sport/