Cinema
John Wick
Stefano Olivari 31/03/2023
Proprio mentre stiamo per andare a vedere John Wick 4 al cinema ci viene in mente che per una congiunzione astrale non abbiamo mai recensito il primo John Wick. Eppure lo riteniamo il più bel film di azione degli ultimi dieci anni, del tutto competitivo con i monumenti anni Ottanta-Novanta pur con uno stile diverso. Protagonista un Keanu Reeves cinquantenne ma ancora tonico, nel ruolo di un ex killer, appunto John Wick, uscito dal giro da anni ed in crisi dopo la morte per tumore della moglie, che a sorpresa gli ha lasciato un cane.
Amiamo la sintesi e la recensione potrebbe essere supersintetica: a chi fa del male ad un cane, non soltanto il nostro, vorremmo fare le cose che gli fa John Wick. Che ha la sfortuna di incrociare il figlio di un gangster ovviamente russo (una donna nera bisessuale, obesa e musulmana mai), Viggo Tarasov, per cui ha lavorato in passato. Il ragazzo, Josef, si innamora della sua Mustang Boss 429 (fra l’altro macchina di bellezza commovente) ma Wick non ha alcuna intenzione di vendergliela e così Josef e i suoi sgherri, inconsapevoli dell’identità della loro vittima, entrano in casa di Wick, e dopo notevoli perdite quasi lo ammazzano, riuscendoci purtroppo con il cane e rubando la macchina.
Da lì parte il film di Chad Stahelski (lui stesso personaggio pazzesco, regista anche dei tre sequel), con il vecchio e cazzuto boss che è consapevole del valore del cazzutissimo Wick (“Una volta l’ho visto uccidere tre uomini con una matita“) e del fatto che non si fermerà di fronte a niente. Non spoileriamo il resto anche se potremmo farlo visto che la forza di questo film risiede nello stile, ai confini del patinato, nella colonna sonora (straordinaria la scena in discoteca) e nell’atmosfera un po’ fumettistica del tutto, ben delineata nell’immaginario Hotel Continental, zona franca per i delinquenti addirittura con una propria moneta. Tutte le volte in cui lo vediamo cerchiamo di contare quante persone ammazza il protagonista, ma dopo un po’ lasciamo perdere. In certi frangenti è tipo Tex con i cinesi a San Francisco o con gli indiani durante un qualche assedio.
La prima opera della saga, uscita nel 2014, che ha avuto altri due ottimi capitoli mentre sul quarto non possiamo esprimerci (però il Brighton lo commentiamo anche senza guardarlo), rispetta la tradizione del cinema d’azione (a partire dalle donne soltanto come contorno) ma è un film di gusto molto moderno, che più che storie butta lì suggestioni che aprono a sequel, spin-off, rivisitazioni, eccetera. Uno dei nostri preferiti, con comprimari azzeccati (su tutti Willem Dafoe nei panni del killer anziano), un grande ritmo, nessuno che si giustifica per le proprie azioni. E un Keanu Reeves sempre credibile, ragazzo tormentato anche nella mezza età.
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