Attualità
Javier Milei salverà l’Argentina?
Stefano Olivari 21/11/2023
Javier Milei salverà l’Argentina dall’ennesimo fallimento? Non abbiamo la competenza per rispondere, ma soltanto quella per osservare che il giornalista collettivo ha nel neo-eletto presidente argentino il suo nuovo uomo nel mirino, tipo Trump o Bolsonaro, con il primo passo che è sempre la delegittimazione personale basata su stupidaggini: le basette, i cani clonati, la maschera-alter ego, la cover band dei Rolling Stones, il threesome, eccetera. Per i vari ‘Signora mia che tempi’ poco conta che questo outsider liberista e libertario abbia sconfitto il candidato peronista, in una sorta di derby del populismo (55,7% Milei, 44,3 Sergio Massa), e che in fin dei conti sia un economista, con un numero notevole di pubblicazioni. Non significa che abbia la ricetta giusta, visti i crimini commessi dagli economisti anche limitandosi al Sudamerica, ma che forse un po’ sopra al livello del bar sarà.
Veniamo al punto, cioè al programma economico di Milei, reso noto con mille interviste (interessante e dettagliata questa di El Pais, quando ancora non si era nel vivo della campagna elettorale) e che ha come misura fondamentale la dollarizzazione dell’economia. La premessa è che stiamo parlando di un paese con un’inflazione annuale del 115% (ma in passato è stata anche più del doppio), che peraltro Milei non considera il problema principale: comunque inferiore, come problema, all’indigenza del 10% degli argentini, alla mancanza di crescita economica e soprattutto alla pressione fiscale del 70%. Secondo Milei la dollarizzazione è più facile dopo periodi di iperinflazione e qualcosa di simile in Argentina è accaduto, con buoni risultati, con la convertibilità fissa peso contro dollaro all’inizio degli anni Novanta. Anche se il caso più vicino ai progetti di Milei è quello dell’Ecuador.
Il principio di base della dollarizzazione è che se uno stato non ha il potere di battere moneta, o anche se lo mantiene ma affianca (di fatto, senza bisogno di leggi speciali) la propria moneta nazionale a una straniera forte, il sistema diventa più stabile e l’inflazione comunque rimane bassa rispetto ad uno stato totalmente indipendente ma governato da cialtroni e ladri. I fan dell’euro, citiamo il primo dei tanti cortocircuiti che produrrà Milei nelle teste di chi vede solo destra-sinistra in stile anni Settanta, possono forse trovare analogie con l’idea di Milei, pur essendo ovvia la differenza fra una valuta straniera ed una ufficialmente condivisa, sia pure da servi ad un cambio da servi. Ma non siamo economisti, siamo soltanto nipoti di persone emigrate in Argentina (dal Veneto!) e lì sepolte (a Bahia Blanca), che si chiedono perché un paese potenzialmente ricco e popolato da gente civile come l’Argentina sia da quasi un secolo ciclicamente povero. Di qua o di là per competenti: Javier Milei salverà l’Argentina?
stefano@indiscreto.net