Svegliarino

Impossibile Armstrong

Stefano Olivari 11/09/2008

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Il ritorno alle gare di Lance Armstrong è stato accostato a tanti casi analoghi di altri sport, più per la notorietà dei personaggi che per reali ragioni sportive. Non è stata a nostro avviso evidenziata la differenza fondamentale: Armstrong non ha la minima possibilità non diciamo di vincere il Tour de France, ma nemmeno di essere protagonista al Giro del Delfinato. Anche se fa comodo a tutti noi lasciare il dubbio…Al di là dei discorsi sul doping (forse solo Riccò sarebbe meno gradito di lui in Francia), fondati in almeno un caso su sette Tour vinti, il problema dei grandi ritorni negli sport di resistenza è fondamentalmente organico. Il condizionamento che deriva dall’attività continuativa (non che Armstrong negli ultimi 3 anni si sia imbolsito, ma parliamo di agonismo vero) non va ad incidere solo sulla prestazione ma sui valori fisici che la rendono possibile. Se Alex Schwazer andasse al mare per due anni e tornasse nel 2010, a 25 anni (nemmeno a 37 come Armstrong), per tornare sui suoi 28 battiti al minuto avrebbe bisogno di anni pur con tutta la bradicardia naturale di questo mondo. Non è un caso che questi ultimissimi urrah siano credibili solo in sport dove la componente tecnica e quella muscolare sono fondamentali. Il triplo Jordan del basket, i tanti Ali o Foreman della boxe (la vera terra promessa dei grandi ritorni), le discrete reincarnazioni di Navratilova e Hingis, il ‘brain power’ di Mennea, eccetera. Mai un grande calciatore (si gioca pur sempre per novanta minuti senza pause), un grande mezzofondista, un grande nuotatore di distanze lunghe (ma anche corte, Dara Torres a parte), un grande corridore di ciclismo ha ricostruito il suo patrimonio di resistenza che anche nei casi di dopaggio acuto era stato frutto di anni di lavoro. Bello però che Armstrong torni, al di là delle motivazioni: la sfida, vincente o perdente, è una cosa da veri fuoriclasse.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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