Il vero fascino dell’eliminazione diretta

25 Maggio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Dai tornei ad eliminazione diretta si possono ottenere più soddisfazioni che dai campionati. Ma se puntare sulla fase finale della Champions League è contro la psicologia dello scommettitore, che non può resistere tre mesi con i soldi bloccati, non si può dire altrettanto del tennis in cui tutto avviene in poco tempo.
Prendiamo il Roland Garros in corso: difficile che possa vincerlo un giocatore fuori dalla diarchia Federer-Nadal, facile che in semifinale arrivi un talento con un buon tabellone. Ad esempio Tsonga, il cui trionfo finale è pagato a 67. La chiave del ragionamento è che il francese, testa di serie numero 8, sarà di sicuro dato favorito dai bookmaker fino ai quarti. Questo significa che per tre partite la vittoria dell’avversario sarà quotata molto sopra la pari. Lo schema è semplice: dopo aver giocato 100 euro su Tsonga coppa in mano a 67 si ‘lasceranno’ le partite scontate (come quella di secondo turno con Ouanna) e si giocheranno quelle con margini di rischio. Già al terzo turno, contro De Bakker o Garcia Lopez, il francese sarà da proteggere mettendo 35 euro sul suo avversario presumibilmente quotato a 4. Perde Tsonga? Chiudiamo con un utile di 5 euro. Vince Tsonga? Dagli ottavi di finale la protezione dovrà assicurare in caso di vittoria dell’avversario 135 euro più un modesto utile. E così via, con gli avversari che diventano più forti ad ogni turno passato e noi che ci mettiamo a tifare contro Tsonga. Siccome i professionisti ‘cavalcano’ più di un giocatore sottovalutato, si capisce come mai molti bookmaker quotino il vincente del torneo solo dopo qualche turno.
(pubblicato sul Giornale di oggi)

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