Il tifoso della NBA

12 Novembre 2013 di Stefano Olivari

L’arrivederci di Federico Buffa alle telecronache NBA di Sky, per passare a racconti d’autore in vista del Mondiale di calcio, è un po’ come se Pirlo venisse mandato da Agnelli a disegnare auto invece che a tirare punizioni. Non abbiamo creduto ai tanti amici che ci hanno segnalato questo autocanestro, storico come quello famosissimo del Real Madrid a Varese, fino a quando non abbiamo letto questo messaggio sulla sua pagina Facebook, datato 3 novembre:

SKY..questo è un post che non avrei mai voluto scrivere per molti motivi, ma è la realtà e ne son partecipe e corresponsabile. Non sarò il telecronista SKY per la NBA per la stagione 2013 -14. E’ successo tutto molto in fretta. Lunedì a Fiorano Modenese ero distrutto dal fuso orario e da un estenuante pomeriggio di trattative a SKY. Non ricordo le cose che ho detto , gli errori multipli che non rammento ma immagino di aver commesso, ma ero assolutamente sincero quando annuivo a chi mi diceva “..ci sentiamo domani notte”. Sino alle cinque pomeridiane di martedì credevo di commentare Chicago at Miami. Nel frattempo a sky si decideva il mio futuro. L’evento principale- a parte il motomondiale- di Sky 2014 sono i mondiali di calcio . L’Azienda ha deciso di dirottarmi su questo evento e io ne sono onorato ed emozionato.Ho sempre sognato di partecipare a un evento di portata planetaria. L’evento però s’estende – e di molto- a ritroso. Il mio contratto prevede una serie di storie commemorative dei mondiali precedenti e molte altre cose, per cui il mio impegno in telecronaca sarebbe stato destinato ad esaurirsi verso marzo e a questo punto tra avermi per solo 25 telecronache, L’Azienda ha deciso – e posso comprendere- di sostituirmi. La mia conversazione con Flavio Tranquillo a pranzo al bar del Palazzo della FIP in via Piranesi mercoledi alle due del pomeriggio di mercoledì, è a buon diritto una delle più strazianti della mia vita. Avrò però ancora uno spazio NBA perchè il mio nuovo contratto prevede 15″ finestre” dove cercheremo insieme agli altri di creare qualcosa di originale. Non potranno esser storie- ne racconto tante altrove- nè tantomeno conversazioni perchè per quelle ci sono Flavio ed Ale Mamoli che son molto meglio di me. Si accettano suggerimenti. Abrazo.

Inutile ripetere che da anni tifavamo per il garbage time nelle partite NBA di stagione regolare in modo da avere Tranquillo & Buffa allo stato puro, ma lo ripetiamo lo stesso. Perché esiste un calcio di grandi club, non paragonabile come seguito popolare e come indotto ad alcuno altro sport in Italia, ma ne esiste anche uno con club (di A o B) che al netto delle avversarie, calcolo che si poteva fare quando esistevano i pacchetti per squadra (il record negativo, per una di B, fu di… 12! Dodici, lo scriviamo anche in lettere), sposta poche centinaia di persone. E l’interesse per le nazionali, quando il Mondiale è lontano, è paragonabile a quello per il Lanciano o il Crotone. Certo, Buffa andrà a spiegarci che in Brasile non ci sono solo le favelas e le spiagge, magari lo farà anche benissimo: ma a noi tifosi della NBA cosa importa? Hai League Pass, testa di cazzo, disdici Sky: questo mormora un Super-Io degno del padre di Dexter.

Ma non è di questo che volevamo parlare, bensì della fondamentale differenza fra chi segue la NBA e chi segue la pallacanestro italiana. Le due cose possono andare di pari passo, ma la statistica personale di tutti noi dice che nel primo caso la sete di conoscenza è onnivora, possiamo simpatizzare per i Lakers ma sappiamo perfettamente come ha giocato Jimmer Fredette nella sua ultima partita, mentre nel secondo è selettiva: so tutto della mia (è un esempio, la nostra squadra gioca in C regionale) Granarolo ma conosco al massimo due giocatori di Cantù. Il bello è che questi due approcci fanno crescere la massa di chi, in qualsiasi modo, si avvicina alla pallacanestro: i dati di affluenza di pubblico, in serie A, sono paragonabili a quelli dei mitizzati anni Ottanta (quando di basket in televisione se ne vedeva poco ed NBA ancora meno: una partita alla settimana…), mentre il numero di persone che anche per sentito dire conosce LeBron James o Kobe Bryant è enormemente cresciuto rispetto a chi veniva colpito da Bird & Magic. Certo, i poli estremi del tifo detestano il rispettivo basket. Non facciamo gli equilibristi e diciamo che il professionismo di medio livello nel 2013 non ci scalda più. Forse una Milano fatta di milanesi (in senso ovviamente ampio), una Roma di romani, una Bologna di bolognesi, ci darebbero qualche emozione. Però i numeri danno torto a noi e ragione al basket in generale.

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