Il Saint Etienne nella memoria collettiva

26 Gennaio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Chiunque può dire la sua sul calcio, non andando molto lontano dalla competenza di un addetto ai lavori: fortuna e condanna di un gioco ipnotico nella sua bruttezza e capacità di ispirare collegamenti anche in menti ottuse. Però non riusciamo ad abituarci al fatto che al cinema i riferimenti temporali al calcio, che fanno tanto generazionale, siano tirati via senza nemmeno un controllo su un qualsiasi annuario. Anche una delle migliori opere viste di recente, ‘Stella’ (sulla carta il solito film francese sulle difficoltà di integrazione e sull’incomunicabilità, in realtà commovente inno alla necessità del’interclassismo) di Sylvie Verheyde, presentata nell’ultimo Venezia, cade in questo tipo di sciatteria. Il film è ambientato nel 1977, con corretti riferimenti alla moda ed anche alle canzoni (‘Ti amo’ di Umberto Tozzi, in Francia un vero culto, è proprio di quell’anno: fra l’altro vinse anche per distacco il Festivalbar), ma quando si va sul calcio il citazionismo tradisce: credibili gli avventori che nel bar parigino di periferia tifano per il Saint Etienne contro il Bayern Monaco nella finale di Coppa Campioni, perchè davvero il Saint Etienne di Robert Herbin era amato in tutto il paese, ma peccato che quella storica finale fosse stata giocata nel 1976. Un po’ come il colpo di testa brasiliano parato sulla linea da Zoff all’ultimo minuto: Paulo Isidoro, Cerezo, Oscar, Junior, ad ogni rievocazione ‘storica’ del 1982 il nome del colpitore cambia (risposta esatta: Oscar). Forse l’imprecisione è il prezzo da pagare per entrare nella memoria collettiva.
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