Il ponte di Messina

4 Dicembre 2023 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sulla spiaggia delle banane nell’isola darwiniana di Principe, Africa mon amour, cercando di capire da certe tartarughe perché si litiga su Messina, sia quando parli di Ettore, l’allenatore con più titoli, sia guardando il preventivo per il famoso ponte. Sono giorni da mani gelate, bufere, ma se i cestisti di Milano starnutiscono e guardano finire i palloni vaganti nelle mani altrui, per fortuna sulle nevi canadesi una grande Brignone dentro quel vortice ha trovato il doppio successo nello slalom gigante, superando la Goggia come italiana più vincente nel grande mondo delle scioline.

Bufera da cui si tiene lontano il Petrucci che potendo andare oltre il terzo mandato si ricandiderà dopo Parigi e per questo fa visite pastorali un po’ dappertutto, ma soprattutto nell’ostile Lombardia cercando a Cermenate, per il 50° di quella Virtus, amici che possano tener lontano il governo locale dal presidente a vita che intanto preparerà Datome per un domani dirigenziale scegliendolo come capo delegazione per Azzurra gioiosa del Poz, sciogliendolo dal nodo Armani dove la sua voce sembra non essere udita.

Tempesta gelata che non turba il presidente del CONI, un Malagò impegnato a rubare il mestiere a Fox visto che predice per i Giochi francesi l’Italia con oltre 40 medaglie. Speriamo che sia così,  speriamo che si facciano davvero queste Olimpiadi francesi, così indagate, così chiacchierate e  contestate da chi non vede un euro, pur lavorando tanto. Ci staremmo male senza Olimpiadi per colpa della guerra come ci ha spiegato Franco Carraro, ex dominus anche al Foro Italico, nell’intervista al Curierun. Una sensazione sgradevole già provata nel 1972 quando l’attentato al villaggio olimpico aveva fermato la festa bavarese, salvo poi riprendere, perché, anche nel lutto, si dovevano pur fare gare ben pagate dalle televisioni. Stessa cosa per Parigi  o, magari, per Milano-Cortina anche senza pista da bob italiana funzionante.

A proposito di cose sgradevoli, diciamo che non sono  belle giornate per quelli che a Milano ancora difendono Messina, l’allenatore, il presidente che compra fa e soprattutto disfa, non certo  il prode Ettorre che ha viaggiato alla grande nella storia del basket  non soltanto italiano. Una pallacanestro che per un minuto, su ogni campo, ha ricordato Ezio Cardaioli, l’uomo della Selva, la sua contrada per cui smaniava e ti lasciava solo in Piazza del Campo se il cavallo che portava quei colori aveva vinto il Palio, affidandoti il borsello con tutti i suoi averi e segreti per correre alla festa e alla benedizione. Caro professore, l’uomo delle due torri, del Johnson e  del Bovone, delle zone che mandavano in confusione, della prima promozione con la Mens Sana, del viaggio magico con Forlì che si era messa di traverso nei giorni dorati della Milano petersoniana e del Cappellari che ancora non è sul muro della gloria biancorossa e in questi giorni fa una gran fatica a trovare zafferano in pistilli e polvere per dare sapore al risotto di questa Armani che non piace più a nessuno.

Se Mourinho parla in portoghese nelle conferenze stampa, tanto per far arrabbiare chi si arrabbia per qualunque cosa dica, il Messina furibondo davanti a cronisti che cercavano di capire i minuti di sospensione non chiamati, anche se lui era convinto di averlo fatto, smemorato come tanti di noi che si sentono anziani, castigati dal tempo, nella tormenta di Sassari ha chiuso il discorso con  i cronisti ammutoliti in un minuto. Certo  va capito in una settimana dove potrebbe andargli male tutto se dovesse cadere con il Bayern a Monaco, con il Partizan a Belgrado e poi al Forum il 10 dicembre contro la Virtus Segafredo nella diretta televisiva in chiaro per DMAX e criptato per cuori deboli e per chi ha l’abbonamento con DAZN. Intanto Dell’Orco ha annunciato l’estensione del contratto fino al 2026, che non significa che fino al 2026 Messina faccia ‘anche’ l’allenatore. Di certo non l’hanno esonerato.

Milano e le sue angosce biancorossonere, Messina e Pioli fissi come colpevoli in tribunale,  mentre a Napoli cercano di capire a chi devono dare la colpa, dopo aver mandato al largo Garcia, ridando pieni poteri a Mazzarri che, dopo aver ammesso le colpe passate e il passaggio nel gruppo gioioso di chi ama allenare, ha fatto parlare altri dopo la sconfitta con l’Inter un po’ diversa da quella subita sul campo del Real del principe Bellingham.

Basket che ha scoperto l’invidia se altri fanno un reclutamento migliore, pallacanestro che gonfia le gote come una brutta rana e poi non riesce a fare nulla per aiutare le sue società. Caso clamoroso a Latina, serie A2, dove il campo del palazzo locale non considerato agibile dai borosauri, dove l’unica squadra di un certo livello sportivo è costretta a vivere in esilio, rischiando anche di essere abbandonata se chi mette  oltre un milione di euro se ne dovesse andare dopo aver sognato la cittadella dello sport e una licenza di costruzione  mai concessa, una stagione serena mai sostenuta. A Banana Beach sono stanchi di leggere. Preferiscono il liofilizzato  delle pagelle nel giorno in cui la gente della Virtus Bologna si è alzata in piedi per il ritorno sul campo di Achille Polonara.

10 Proprio il nostro Achille POLONARA, tornato sul campo 2 mesi dopo una delicata operazione, merita il massimo e la lode per aver ritrovato dopo mesi non soltanto il campo, ma anche il tiro da tre che non infilava dai giorni del mondiale asiatico.

9 Ad Ezio CARDAIOLI che ci ha lasciato ad 88 anni. Uomo di basket, uomo di passioni vere, contradaiolo della Selva, geniale guida della Mens Sana portata nel 1973 per la prima volta in serie A.

8 A CHRISTON  e BILAN che insieme a MAGRO stanno facendo sognare Brescia unica rimasta in scia ad una Virtus che  avrebbe bisogno di ossigenarsi , anche se quando  sbanda si riprende presto, contrariamente alla regina di Armani.

7 A CREMONA e PISTOIA che continuano a stupire, neopromosse dove senti ancora il profumo delle buone cose fatte in casa, dove vedi che lavorando bene in palestra si può anche migliorare.

6 Al perfido e meraviglioso GALBIATI che tenendo la sua Trento al vertice insidia il titolo di allenatore dell’anno a CAVINA e BRIENZA o, magari, a MAGRO se fra coppa Italia e play off dovesse prendersi qualche scalpo importante.

5 A DAUM che ha lasciato Tortona in un momento in cui serviva ancora la sua mano dorata anche se all’esordio in eurolega con l’Efes ha scoperto che anche ad Istanbul non se la passerà benissimo.

4 A VITUCCI che ha trovato la prima vittoria in campionato con Treviso battendo proprio  la BRINDISI che si era appena vestita a festa e che gli vuole ancora bene.

3 A VARESE che esce fra i fischi, che sta cercando un capro espiatorio per una squadra con troppi punti deboli, più mentali che tecnici, anche se si sapeva bene che sarebbe stato difficile far dimenticare i garibaldini della scorsa stagione.

2 A TYREE e Stefano GENTILE che in  un bellissimo finale sono stati davvero crudeli, ma anche bravissimi, con questa ARMANI che si era illusa di aver rimediato alla partitaccia nel Serradimigni  soltanto per l’orgoglio di SHIELDS guerriero spesso confuso, ma spesso anche unico sulla barricata di marzapane milanese.

1 Alla REYER vista a Trento. Una squadra che, come ha detto giustamente Spahija, deve vergognarsi e chiedere scusa ai suoi tifosi, pur riconoscendo che un’Aquila come quella di Galbiati, anche se azzoppata, può fare del male a tante squadre presuntuose e un po’ superficiali.

0 Ai campioni del mondo LO e VOIGTMANN, al POYTHRESS che qualcuno deve aver ingaggiato, al MELLI  super sfruttato, fra Nazionale e  l’Armani dei brancaleone nella tormenta, se non pagheranno metà dei tranquillanti che Messina deve prendere cercando il giorno giusto per ammettere che la squadra  gioca male  perché fatta anche male, e su MIROTIC vietato stupirsi.

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