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Calcio

Il Mondiale di Vialli

Stefano Olivari 06/01/2023

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Impossibile scrivere qualcosa di originale su un personaggio famoso come Gianluca Vialli, morto a 58 anni dandoci il dolore della morte di un fratello maggiore. Perché i campioni che abbiamo davvero nel cuore sono quelli che hanno al massimo una decina di anni più di noi e che in ogni caso non devono essere più giovani: nel nostro caso quindi fra i defunti gli intoccabili sono in zona Maradona e Drazen Petrovic, parlando di persone scomparse. Zona a cui si è purtroppo aggiunto anche Vialli, che certo nel calcio non è stato Maradona ma come icona generazionale per gli italiani è stato comunque importantissimo. Icona anni Ottanta (quello il miglior Vialli), oltretutto, quindi il massimo. Lo ricordiamo non nei giorni di gloria, ma per lo stile e la forza con cui seppe reagire alla più grande delusione sportiva della sua vita, il Mondiale del ’90. Da leader della Nazionale che ospitava il Mondiale a riserva quasi sopportata, spettatore dell’esplosione di Schillaci pur giocando poi la semifinale con l’Argentina: il calcio è spesso ingiusto, a volte ingiustissimo (forse non tutti sanno che Vialli considerò una delusione enorme anche l’esclusione dalla finale per il terzo posto di Bari, che invece molti suoi compagni avrebbero saltato volentieri), ma lui ebbe la forza di risollevarsi andando poi a vincere da protagonista i trofei più importanti della sua carriera. Nelle prossime righe il racconto (copiato da noi stessi) della sua Italia-Austria, prima partita azzurra a Italia ’90: Vialli giocò davvero benissimo, anche se tutti si ricordano soltanto del gol di Schillaci. Personalmente rimaniamo convinti che anche in cattive condizioni fisiche, come le sue in quel periodo, iniziando il torneo con un gol tutto sarebbe andato a finire in maniera diversa, per lui e per l’Italia. Tutto questo ovviamente non c’entra con il tumore al pancreas, ma non vogliamo parlare né della malattia né della morte.

(…) Nel primo tempo dominiamo, con almeno quattro occasioni enormi. Donadoni per Vialli che mette Carnevale solo davanti alla porta, peccato che Andrea a occhi chiusi tiri addosso a Lindenberger. Gli austriaci picchiano duro, l’arbitro brasiliano dorme e fischia solo falli evidenti, come uno atroce di Herzog su Donadoni… Ed Herzog è uno dei pochi austriaci che sappia giocare a calcio. In difesa soffriamo poco: Bergomi va su Polster, Ferri su Ogris che lo porta un po’ fuori zona ma senza creare problemi. Quando proprio va sulla fascia, Ogris viene preso da Maldini, con Ferri che sta ad aspettare gli inserimenti dei centrocampisti. Sono aggiustamenti naturali, fra gente che gioca insieme da anni, non è che li suggerisca Vicini e del resto in quella confusione non riusciremmo ad ascoltare nemmeno le urla di Brighenti. Vialli ha l’occasione per sbloccare il suo Mondiale grazie a un passaggio all’indietro sbagliato non mi ricordo di chi: potrebbe controllare e tirare tranquillo, ma prova un tocco di esterno destro pretenzioso, con pallone sul fondo. In questo errore c’è tutto Gianluca: grande campione che però non vuole giocare alla Vialli, ma alla Van Basten o alla Romario. C’è ancora lui coinvolto nella terza occasione memorabile, o per lo meno rimasta nella mia memoria, del primo tempo: lancio di Giannini per Gianluca, che cerca Carnevale, velo di Andrea ed Ancelotti arriva in corsa con un tiro dei suoi, prendendo il palo alla sinistra del portiere. Gli austriaci sono quasi impuniti, Artner prova a fare male, male sul serio, a Carnevale entrandogli sul ginocchio sinistro e Pecl si accanisce ancora su di lui. Andrea avrebbe la chance di vendicarsi, sfruttando un grande cross di Donadoni dalla sinistra, ma mette alto a porta vuota…

Per farla breve: se fossimo all’intervallo sul 3-0 non ci sarebbe nulla da dire. Come sarebbe stato il nostro Mondiale se avessimo travolto l’Austria già nel primo tempo? Non è fantacalcio, ma soltanto trasformare qualche occasione in gol. Schillaci non si sarebbe mai alzato dalla panchina, è sicuro, e nelle partite successive sfruttando l’entusiasmo per i successi della squadra magari Vicini avrebbe dato spazio a Serena, forse addirittura a Mancini. Nello spogliatoio non facciamo grandi analisi, Vicini dice che stiamo andando bene e di rimanere tranquilli, il gol arriverà di sicuro. È un po’ sbrigativo, il mister, forse pensa anche ad Ancelotti che pochi minuti prima ha sentito una fitta alla coscia destra: non è che sia morto, forse potrebbe addirittura rimanere in campo, ma non vuole rischiare il suo Mondiale, lui che senza infortuni sarebbe già stato campione nel 1982. Al suo posto De Agostini, Vicini gli dice di seguire Linzmaier senza un vero perché, visto che prima Linzmaier non era seguito a uomo da nessuno.

Nel secondo tempo l’Austria è subito pericolosa, con Herzog ma anche proprio con Linzmaier, che porta De Agostini sulla fascia destra aprendo un buco nel nostro centrocampo. C’è abbastanza confusione, ma siamo più forti anche delle indicazioni vaghe di Vicini. Come gli sarà venuta in mente questa cosa di Linzmaier? Donadoni la mette sulla testa di Giannini, che manca in maniera incredibile un gol fatto, con tanto di esultanza sotto la Curva Sud. Vialli è pericoloso di sinistro dal limite, Donadoni ha un’occasione anche lui ma soprattutto subisce un nettissimo fallo da rigore da parte di Russ. Ci sembra impossibile che Wright non dia rigore per un intervento in scivolata del genere, mai successo nella storia del Mondiale ad una squadra di casa. Vicini non urla mai e non lo fa nemmeno questa volta. Per il resto si limita a poche indicazioni che molti non sentono e qualcuno fa finta di non sentire. Il mister non vede di buon occhio che De Sisti continui ad alzarsi e ad un certo punto si alza anche lui, come per marcare il territorio, mentre Brighenti sta seduto. Baresi si fa male a un gomito dopo un colpo preso da Ogris, ma in trance agonistica chiede di rimanere in campo e non si accorge nemmeno che a fasciarlo è Carmando.

Vialli sta giocando una grande partita e quasi alla mezzora si inventa un lancio centrale perfetto per l’inserimento di Carnevale, che però scatta in ritardo e si fa anticipare. È in questo momento che Vicini decide di cambiare lo stanco Andrea con Schillaci, che si sta scaldando da cinque minuti, o forse di più, non ci ho fatto caso. Di base il mister proverebbe a cambiare la partita con Baggio, ma vede che Vialli sta giocando a tutto campo e allora sceglie uno più da area di rigore. E a un quarto d’ora dalla fine Schillaci sostituisce Carnevale, che esce dal campo con l’atteggiamento giusto, applaudendo il pubblico e accarezzando Totò sulla nuca.

Pochi secondi e Donadoni passa rasoterra a Vialli sulla fascia destra, Gianluca va via bene ad Aigner e crossa di destro in maniera perfetta. Schillaci si trova fra Pecl e Russ, la palla gli arriva sulla testa come per magia e lui ha una scelta di tempo clamorosa nel buttarla in gol. Bravissimo. In questo momento nascono Schillaci ed il mito di Totò, per chi ritiene che il gol sia tutto. Purtroppo davvero il gol è tutto, in questo caso i discorsi da bar coincidono con la realtà. Il pubblico ci accompagna con la ola ed è significativa un’azione nel finale, non chiedetemi il minuto. Contropiede, palla a Schillaci poco oltre la metà campo. L’Austria è sbilanciata e c’è un corridoio, direi un’autostrada, per mandare Vialli da solo in porta. Sarebbe un facilissimo 2-0. E Schillaci cosa fa? Tira da quaranta metri…

(estratto del nostro libro L’Italia del ’90 – Storia segreta del nostro Mondiale)

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