Il Mondiale della Catalogna

25 Giugno 2010 di Stefano Olivari

La nazionale della Catalogna esiste da oltre un secolo, anche se la Catalogna non è affiliata alla Fifa. Non è una cosa da sagra di paese, visto che le sue partite sono amichevoli contro nazionali ‘vere’ come Argentina (battuta 4 a 2 poco prima dello scorso Natale al Camp Nou), Brasile, e via scendendo. Mai contro l’Italia e poche volte contro la Spagna: in una di queste, nel 1947 al Sarrià, la nazionale per così dire centralista (e si era in pieno franchismo) fu battuta per tre a uno. L’allenatore attuale si chiama Johan Cruijff e tutta questa bolsa premessa era per dire che in questa squadra hanno giocato e giocano Puyol, Piqué, Capdevila, Sergio Busquets, Iniesta, Xavi.
Sei degli undici titolari della Spagna contro il Cile, anche senza la solita tiritera sul barcellonismo (fra l’altro David Villa, asturiano di nascita, è appena stato ingaggiato da Rosell) questi sono fatti. Il resto è stata una serata in cui la Svizzera ha buttato via il suo finora buon Mondiale: esce con un gol fatto e un gol subito, tanti discorsi sul multiculturalismo (Svizzera a casa, quindi è un male che toglie identità, fosse andata agli ottavi sarebbe stato la ragione del successo), tanti rimpianti per la partita con il Cile, non solo per l’assurda espulsione di Behrami, ma anche la certezza di essere arrivata dietro a due squadre che hanno giocato meglio. La Spagna nella sua terza partita del torneo ha continuato nell’operazione di recupero di Torres (ancora in divenire) ed è riuscita a sbloccare una situazione difficile grazie ad un rinvio sbagliato del portiere cileno Bravo che Villa è stato eccezionale nel trasformare di prima intenzione in un gol da quaranta metri. Poi l’espulsione di Estrada, ingiusta nell’occasione ma riservata ad uno che fino a un minuto prima aveva fatto di tutto per farsi cacciare, il possesso palla, il raddoppio di Iniesta e la reazione del Cile a inizio secondo tempo che ha portato al gol di Millar e ad un po’ di tranquillità generale ascoltando quelle che una volta si sarebbero definite radioline. Spingendo ulteriormente per cercare il pareggio il Cile avrebbe evitato il Brasile negli ottavi, ma in dieci sarebbe stato un rischio troppo grosso. In fondo non è che il Portogallo sia più facile, anche se va detto che il vero plus del primo posto nel girone H è l’eventuale quarto di finale contro la vincente di Paraguay-Giappone. Poi la semifinale con l’Argentina, la finale con il Brasile, il gol vittoria di Torres e la coppa di Silvio Cazzaniga portata in giro per il Soccer City da Casillas mentre la fidanzata di TeleCinco lo intervista.
stefanolivari@gmail.com

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