Televisione

Il mistero di AudioVision

Indiscreto 13/03/2023

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Il mondo delle televisioni locali è decisamente cambiato rispetto ai suoi albori. Chi ha vissuto gli anni ‘70 e ‘80, smanettando con i sintonizzatori degli apparecchi analogici, ricorda un’epoca indimenticabile in cui le immagini erano spesso disturbate e si doveva lottare con l’antenna per poter ricevere le trasmissioni irradiate da diversi ripetitori che circondavano la propria area geografica. La maggior parte delle quali sulle bande UHF (Ultra High Frequency), con qualche rara eccezione.

Chi abitava a Milano, in una zona piuttosto ristretta (Pagano e dintorni, più o meno), aveva infatti la fortuna di poter ricevere AudioVision, canale che trasmetteva in banda VHF (Very High Frequency), la stessa della Rete 1 della RAI, direttamente dalla zona in Corso Sempione. Di questa emittente si sapeva poco, anche perché non c’erano i suoi programmi sui settimanali TV. Durante il giorno proponeva trasmissioni educative, pupazzi animati (noi della redazione ricordiamo di aver intravisto delle puntate di Colargol), di informazione. Grazie all’ottimo sito di Massimo Emanuelli abbiamo trovato diversi dettagli su AudioVision che non stiamo qui a copiare, con i quali viene evidenziato l’alto spessore culturale delle tematiche trattate, e il pionierismo dei suoi fondatori.

Per chi era adolescente c’era però anche molto interesse per un’altra ragione. Quando AudioVision interrompeva le sue trasmissioni, di notte sulle stesse frequenze veniva spesso trasmesso un film a luci rosse, non si è mai saputo da chi irradiato e da quale ripetitore. Dalle testimonianze dell’epoca l’evento avveniva il giovedì, per un appuntamento durato alcuni anni (eravamo a metà ‘80) e che creò attorno all’emittente una sorta di mistero e leggenda, pur non avendo i suoi responsabili probabilmente nulla a che vedere con il palinsesto notturno. Quello che è certo è che per poter ricevere al meglio il film della notte, che appariva sul monoscopio privo del logo di una qualsiasi emittente, si dovevano escludere le antenne centralizzate e giocare con quelle interne opportunamente orientate a captare ciò che arrivava da fonte ignota.

Altri tempi, senza Internet dove oggi è tutto esageratamente disponibile, e in cui l’episodio più clamoroso fu l’oscuramento dell’allora Telereporter nell’estate del 1985 proprio per la trasmissione di film vietati nel corso della notte. La notizia, riportata dai quotidiani dell’epoca, riguardava in particolare l’irruzione della Polizia mentre veniva trasmesso “I piaceri folli delle porno-prigioniere”. Un mondo diverso e oggi impensabile considerato quanto è costantemente disponibile in Rete.

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