Il mio amico Beppe

18 Febbraio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

1. Chi si ricorda del giudice Giuseppe Marabotto, opinionista televisivo da Biscardi e Telelombardia? Come molti avranno letto, è stato arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Davanti al pm di Milano ha ammesso i fatti addebitati (in pratica lucrava sulle consulenze assegnate a periti del suo giro, per indagini finanziarie spesso infondate: due milioni e 780 mila euro l’incasso), ma per i calciomani Marabotto sarà sempre quello del calcioscommesse del 1986 (nel senso che il marcio fu scoperto grazie alle sue indagini) oltre che, in negativo, quello di una indimenticata telefonata fra lui e Luciano Moggi, per ammorbidire l’ispettore ministeriale giunto da Roma per verificare l’efficienza della sua Procura. Con l’allora direttore generale della Juventus che invita l’ispettore, tifoso bianconero, a venire allo stadio raccomandandogli nel contempo di non picchiare duro su Marabotto. Un invito che non sembra sconvolgere il funzionario. Di seguito il testo della telefonata del 20 gennaio 2005, quando ancora le intercettazioni si potevano fare. Da oggi sono più tutelati sia la privacy dei cittadini ignari che gli affari dei farabutti.
2. Moggi: «Pronto».
Marabotto: «Sono Beppe come stai?».
Moggi: «Uhe, come andiamo?…».
Marabotto: «Sto bene, molto bene. Adesso mi devi fare una cortesia telefonica. Dunque io… a Pinerolo sono arrivati degli Ispettori da Roma… quelli che ci controllano. Uno degli Ispettori che si chiama De Luca è un grandissimo tifoso juventino. Te lo posso far salutare cosi gli dici sia bravo con il mio amico Beppe!».
Moggi: «Chi devo salutare?».
Marabotto: «Questi ispettori gli dici di essere… che è grande tifoso juventino».
Moggi: «Sì ma è come si fa? Dove lo devo chiamare?».
Marabotto: «Ma no, ce l’ho qui ti passo il telefono…».
Moggi parla con De Luca, lo invita allo stadio. « È ospite nostro, se viene a vedere qualche partita di Coppa dei Campioni…qualsiasi cosa ».
Marabotto riprende la cornetta e mostra immediatamente la propria gratitudine: «Grazie eh! Sono piccole cose che possono influire nella vita… e tu lo sai! Grazie sempre».
3. Niente di penalmente rilevamente, anche se a molti sfugge che non tutto ciò che è legale è anche giusto. Con Moggi nella consueta veste di smistatore delle mille richieste (medaglia d’oro del genere a quelle del minsitro Pisanu per aiutare la Torres) da parte di un ambiente che non avrebbe dovuto avere bisogno di spallate giudiziarie per liberarsi almeno dei più impresentabili. Dove non sono arrivati gli addetti ai lavori del calcio sono arrivati gli Agnelli-Elkann, sia pure in maniera non trasparente, ma ne abbiamo già parlato mille volte. In realtà Marabotto ci offre il pretesto per parlare dei giudici, dei politici e di chiunque abbia un potere quando va in tivù a parlare di calcio. Argomentazioni da bar come le nostre, ed una caricatura della figura del tifoso che trova pochi riscontri nella realtà: una sorta di moraviano ‘andare verso il popolo’ che colpisce anche gli intellettuali. Di fatto senza contraddittorio, per sudditanza culturale (quando non direttamente di ignoranza) dei giornalisti sportivi e di chiunque pensi ‘Questo può procurarmi rogne’. Quando vediamo i La Russa, i Cento, i Calabrò, dire le stesse idiozie calcistiche che diremmo noi (anzi, peggio: vogliamo sperare che non passino tutto il giorno a guardare partite e compilare schede di giocatori) ma con il vantaggio dell’assenza di critica ci fa un po’ rabbia. Detto questo, Marabotto televisivamente era uno dei meno peggio: in questo lo aiutava l’innocuo (le polemiche si fanno con le solite tre più qualche pennellata romanista) tifo per il Toro, intenso come quello degli ex compagni di scopone Nizzola e Giraudo. Il quarto del tavolo potete immaginare chi fosse.
stefano@indiscreto.it
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