Il meraviglioso pubblico del St.Pauli

7 Gennaio 2010 di Stefano Olivari

di Angelo Mora

Rock and roll e sport praticato sono due attività che, di norma, non vanno a braccetto; spesso, sono addirittura percepite come antitetiche per approccio e spirito. Calcio ed heavy metal si sono incontrati qualche volta, grazie a sporadiche eccezioni collocate nell’ambito del tifo. La sbandierata passione di Steve Harris degli Iron Maiden per il West Ham, una delle squadre popolari di Londra per antonomasia, oppure quella degli Extrema per il Milan (che li ha portati a incidere nel 1999 ‘Dai Tempi Del Paron’, singolo ispirato allo storico allenatore rossonero Nereo Rocco). In Germania, ad Amburgo, esiste però un’entità speciale che mette d’accordo tutti o quasi nel nome del connubio fra calcio, tifo “sano” e attitudine r’n’r: il Fußball-Club St. Pauli.

Una squadra professionistica di serie B – la cosiddetta Zweite Liga – e non certo un’allegra combriccola di dilettanti. Il FC St. Pauli muove i primissimi passi alla fine del diciannovesimo secolo nell’omonimo quartiere amburghese, ma il battesimo ufficiale del club calcistico risale al 1910; per gran parte della sua storia, galleggia fra i campionati nazionali e quelli regionali. Una specie di Casale o di Sambenedettese qualsiasi, con tutto il rispetto. La svolta avviene negli anni ’80, quando nel frattempo St. Pauli è diventato la roccaforte della sinistra radicale locale e, quindi, della scena punk, degli squatter e degli alternativi in senso lato (oltre che di marinai, prostitute e loschi figuri vari).  

Pian piano, scatta una sorta d’identificazione fra le “minoranze” di Amburgo e le imprese non troppo fortunate della compagine della Reeperbahn, eternamente soverchiata dal più ricco e prestigioso Hamburger SV (persino campione d’Europa nel 1983, ai danni della Juventus). Le partite in casa si trasformano in un’occasione d’incontro, d’aggregazione e di festa. Gli ultras condividono dei valori precisi: antagonismo sociopolitico, o meglio un forte ed esplicito antinazismo/antirazzismo, e una certa goliardia di fondo; come simbolo, adottano il leggendario “jolly roger” dei pirati (teschio&ossa, “totenkopf” in lingua teutonica). Nasce così il culto romantico del FC St. Pauli che, nel giro di qualche anno, si radica nell’immaginario collettivo tedesco grazie alla cassa di risonanza dei mass-media e al proselitismo dei suoi sostenitori. Fra serie A (qualche assaggio), serie B (tanta) e serie minori (un poco), pure i risultati sportivi dell’ultimo ventennio non sono eccezionali, ma paradossalmente la fama della squadra anseatica cresce in maniera esponenziale.

A furia di passare per Amburgo in tournée, sono sempre più numerosi i gruppi rock, hard rock, punk ed heavy metal europei che s’accorgono del fenomeno e cominciamo a interessarsi al team dalla casacca bianco-marrone; d’altronde, l’immagine ribelle, rude e proletaria del FC St. Pauli è davvero accattivante. Fra la fine dei 90’s e l’inizio del terzo millennio, lo sdoganamento internazionale è definitivo; proliferano le band che indossano sul palco – o nelle foto ufficiali – la maglietta o il cappellino col teschio e le ossa e si manifestano i primi simpatizzanti dichiarati. Per esempio i Turbonegro, che incidono una nuova versione del loro classico ‘I Got Erection’ col testo dedicato proprio al St. Pauli (per la raccolta-tributo ‘Der FC St. Pauli Ist Schuld… Daß Ich So Bin’ del 1998); Sascha Konietzko dei pionieri dell’industrial metal KMFDM; Andrew Eldritch dei The Sisters Of Mercy (a sua detta, un assiduo frequentatore della gradinata sud) e altri famosi musicisti più o meno convinti, tra cui lo stesso Kai Hansen dei Gamma Ray.
Oggi il tifo per il FC St. Pauli non è più un segreto, anzi è quasi una moda. Ne ha beneficiato per prima la stessa società, attenta a mettere in piedi un fornito e redditizio catalogo di merchandise ufficiale (cfr. www.fcstpauli.de). Abbiamo aderito alla causa da qualche tempo, anche per via del triste declino del pallone tricolore. Lo scorso Ottobre, in trasferta ad Amburgo, abbiamo varcato per la prima volta i cancelli del Millerntor; il vecchio stadio a due passi dalla Reeperbahn – ventimila posti circa la capienza, in futuro trentamila – ospitava il match casalingo contro il Monaco 1860. Tre a uno per “noi” e un’atmosfera calda, appassionata e sportiva che, ormai, è quasi una chimera nelle curve d’Italia infestate da sociopatici e delinquenti assortiti. Gli atleti entrano in campo sulle note di ‘Hell’s Bells’ degli AC/DC (v’immaginate una cosa simile nel paludato e grigio scenario professionistico nostrano?) e, ad ogni gol dei padroni di casa, parte il micidiale attacco di ‘Song 2’ dei Blur accompagnato dal “pogo” del pubblico. Alla fine, vincitori e vinti, tutti nei pub del distretto a luci rosse per brindare. Segnaliamo infine il sito Internet degli intraprendenti supporter italiani del FC St. Pauli, situati non a caso a Genova (città portuale bella, ruvida e sottovalutata, proprio come Amburgo): St. Pauli Club Zena, www.stpauli.it. Forza ragazzi, la Bundesliga ci attende.
Angelo Mora
(per gentile concessione dell’autore, fonte: il numero di gennaio del mensile Metal Hammer, rivista di musica hard rock ed heavy metal)
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