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Calcio

Il grande gioco è imbarazzante

Stefano Olivari 22/11/2022

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Tra i film e le serie televisive sul calcio è difficile trovare capolavori, ma Il grande gioco, le cui prime due puntate sono andate in onda su Sky, è davvero inguardabile. Eppure l’idea di base era buona: concentrarsi sul mondo dei procuratori e del calciomercato, per raccontarne i segreti. Protagonista è un Giancarlo Giannini stanco e annoiato, nel ruolo di più potente procuratore del calcio italiano attraverso l’agenzia ISG dove lavorano anche i suoi figli. Co-protagonista Francesco Montanari, nei panni di Corso Manni, ex procuratore della ISG squalificato per una vicenda di scommesse ed ex genero di Giannini-De Gregorio avendone sposato la figlia Elena (Elena Radonicich l’attrice).

La Serie Sky Original, prodotta da Luca Barbareschi con la regia di Fabio Resinaro e Nico Marzano, non ha una direzione. Non è di denuncia, e del resto non è che Sky possa denunciare il sistema di cui è uno dei pilastri. Non è emozionante: nessuna sottostoria ti prende, la recitazione è in molti casi in zona cagnaggine. Non ha veri cattivi, fatta eccezione per il procuratore che si vuole impadronire della ISG, che ha l’unica nazionalità possibile per i cattivi delle fiction, quella russa. La serie poi sta ben lontana da riferimenti a personaggi reali, anche quando non ci sono cose penalmente rilevanti.

Soprattutto è inverosimile in molte sue parti, come quando Elena va in un campetto della periferia milanese a ‘scoprire’ un ventenne (bene interpretato da Giovanni Crozza, figlio di Crozza e Carla Signoris) e questo fa anche il prezioso. Ridicolo poi l’obbiettivo finale del russo Kirillov: controllare la ISG per avere terreni di proprietà dell’agenzia a Milano, su cui costruire uffici e un centro commerciale: evidentemente Kirillov vuole buttare via i propri soldi e quelli della sua Plustar, magari controllata da un oligarca cattivo. Meglio avere la percentuale sul contratto di Pinamonti (che infatti è di Rafaela Pimenta. l’erede calcistica di Mino Raiola) che imbarcarsi in affari del genere.

La confezione è patinata, con gli incontri al Gallia, lo skyline con tanto di Bosco Verticale, la cocaina, le feste nella villa dell’argentino Quintana, definito “Uno dei migliori cinque giocatori del mondo”, che però non si capisce come faccia a giocare nell’Atletico Madrid e vivere sul Lago di Como. I calciatori, a partire da Quintana che per certi versi è un simil-Icardi (con tanto di moglie invadente), parlano come libri stampati ed in definitiva siamo molto sotto a Ho sposato un calciatore, la serie trasmessa da Canale 5 nel 2005, che aveva almeno il merito di raccontare le dinamiche di uno spogliatoio e come le vicende private influissero sul rendimento in campo. Niente di che, ma Il Grande Gioco è imbarazzante.

stefano@indiscreto.net

 

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