Cinema

Il giorno dello sciacallo, terrorismo da era analogica

Paolo Morati 20/01/2015

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Se esiste la perfezione nel cinema questa è rappresentata da Il giorno dello sciacallo, rivisto di recente prima che il tema attentati tornasse di stretta attualità in Francia. Attori, non stelle, perlomeno rispetto ai classici grandi nomi del genere, ambientazioni perfette, dialoghi e toni sobri, effetti e superfluo inesistenti. C’è tutto quello che serve per mantenere massima la concentrazione sulla storia in questo lungometraggio diretto da Fred Zinnemann uscito nel 1973, sulla base del romanzo del 1971 di Frederick Forsyth. La storia, quella del progetto di attentato a Charles De Gaulle da parte dell’OAS, è talmente coinvolgente che i 145 minuti di durata del film scorrono senza fatica mentre uno straordinario Edward Fox si muove con grande realismo nei panni dello specialista ingaggiato per l’omicidio, metodico e freddo.

Il giorno dello sciacallo è un film dove l’indagine, condotta dal commissario Claude Lebel (Michael Lonsdale), è fatta di continue situazioni, dove il tempo che stringe (e si stringe intorno alle persone) è scandito da costanti inquadrature sui più svariati orologi, dai più preziosi e famosi a quelli stradali e anonimi, mentre lo Sciacallo si procura tutti gli strumenti che gli permetteranno di raggiungere il suo obiettivo. C’è la crudezza e il cinismo mentre si sbobina un interrogatorio, c’è il fascino dell’era analogica quando le indagini erano tutte compiute sulla carta. E c’è una naturalezza nelle interpretazioni che ti fa emozionare senza spettacoli pirotecnici (presenti invece nel remake made in USA del 1997, nettamente inferiore, e ricco di star).

Da guardare i colori di questo film, le ambientazioni, dove tutto è lento e studiato, ogni figura è perfettamente centrata (bella e triste quella di Colette/Delphine Seyrig) e spicca anche una Genova riconoscibile nella storica zona sottoripa, e all’interno della quale emergono figure secondarie ma decisive come l’armaiolo (l’ottimo Cyril Cusack, così orgoglioso del suo lavoro) e il falsario di documenti (Ronald Pickup, stupidamente avido). Il giorno dello sciacallo è in definitiva un grande film proprio perché i suoi attori non fanno ombra al suo insieme, alla storia, come dovrebbe essere per chi punta a fare grande cinema. Non ‘Il film di’, o ‘il film con’, ma ‘il film’.

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