Televisione

Il Drive In di Gianfranco D’Angelo

Stefano Olivari 15/08/2021

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La morte di Gianfranco D’Angelo, a 85 anni, è l’ennesima occasione per ricordare Drive In, la trasmissione televisiva che meglio sintetizza lo spirito anni Ottanta e in cui l’attore romano faceva la parte del proprietario di un locale, con Ezio Greggio come assistente, ma in sostanza teneva insieme i numeri spesso geniali e sempre calati nell’attualità del tempo, del gruppo messo insieme da Antonio Ricci. Abbiamo detto ‘romano’ non per il gusto di un aggettivo in più o perché effettivamente D’Angelo era romanissimo, ma perché Drive In fu considerato una specie di risposta del Nord Italia agli schemi e ai linguaggi comici imperanti in Italia e racchiusi nell’asse Roma-Napoli. Schemi peraltro non superati, visto che ancora oggi c’è chi è convinto che per risultare simpatico basti parlare in romanesco o in napoletano…

Ovviamente tanti protagonisti di Drive In, andato in onda dal 1983 al 1988 e di cui pensiamo di non esserci persi in ‘diretta’ nemmeno una puntata’, erano meridionali, dai Trettré a Sergio Vastano, ma ad essere diverso era proprio il tipo di comicità. Che non era quella del mitico e mitizzato Derby di via Monterosa, anche se da lì tanti venivano, ma prendeva la sua benzina dai fatti del giorno, quelli di cui tutti parlavano. Bravi gli autori ad annusare l’aria e bravissimi alcuni attori nel tradurre tutto per il grande pubblico.

Fra questi bravissimi senza dubbio c’era D’Angelo: strepitose, senza se e senza ma, le sue imitazioni di Raffaella Carrà (con le ‘taumaturgiche lacrime’) e di Marina Lante Della Rovere (poi Ripa di Meana), nel Drive In Marina Dante Delle Povere, intervistata da un giornalista fissato con le domande pruriginose, Gervasetto (cioè Roberto Gervaso), con D’Angelo che faceva entrambe le parti. Chi non ha mai sentito l’espressione ‘baffetti da sparviero’? Altra doppietta di D’Angelo la telenovela di Pippo e Katia, ma super anche le sue rivisitazioni di Sandra Milo e De Mita. Abbiamo perso il conto dei personaggi, ma almeno due dei più amati non erano imitazioni: il proprietario del cane Has Fidanken, indifferente ad ogni sollecitazione, e il Tenerone, il cui memorabile modo di piangere a comando si ritrova in molti bambini della realtà.

Gianfranco D’Angelo ha anche fatto altro, in televisione, a teatro e al cinema in tante commedie sexy all’italiana (per sempre professore di Gloria Guida in La liceale), ma quelle domeniche sera su Italia Uno, senza alternative visto che le partite di calcio si giocavano tutte nel primo pomeriggio e quelle di basket qualche ora più tardi, erano un appuntamento fisso e sono diventate memoria condivisa in una certa fascia di età ormai prossima al capolinea. Curiosamente a Berlusconi, amante del varietà tradizionale, uno dei suoi programmi più famosi non è mai piaciuto, tranne forse, immaginiamo, nelle parti con Tinì Cansino, le ragazze Fast Food, le Bomber e le Monelle, oggi semplicemente inconcepibili.

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