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Basket

Il diritto del dentista

Stefano Olivari 08/10/2009

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di Stefano Olivari
Valutando le operazioni di mercato e sognando nuove leghe (ultima idea quella inglese con i marchi della Premier League) si perde spesso di vista una realtà amara ma ben nota a chi opera nel basket, a qualsiasi livello: a parte poche eccezioni, in Europa questo sport viene gestito in perdita strutturale. Anche senza fare le pulci all’Olympiacos (oltre al già presente Childress, Wafer e Kleiza sono due colpi incredibili), a provarlo è il fatto che i diritti di partecipazione ai vari campionati costino ormai pochissimo, per chi voglia evitare la trafila delle promozioni: la scorsa estate un intermediario offriva il diritto di una squadra di LegaDue a meno di 300mila, ma dopo vari incontri (uno anche con nostri conoscenti alla lontanissima) non si è trovato il compratore. Questa squadra non ha così cambiato sede e ha già iniziato il nuovo torneo, fra l’altro con un roster più che discreto. 300mila euro sono una grossa cifra per noi, ma il dentista della situazone potrebbe tirarli fuori in pochi minuti. Il vero problema sono i costi del personale: in A Dilettanti (traduzione: serie C) un budget da promozione è nell’ordine del milione e mezzo, a fronte di incassi totali che non coprono nemmeno un terzo della cifra. Ultimo esempio fatto su casi che conosciamo direttamente, in serie C regionale (traduzione: il sesto livello, sotto la C nazionale e sopra la serie D): qui un giocatore che faccia la differenza va pagato un millino al mese e può, paradosso, essere tranquillamente extracomunitario perché questo è il più ‘alto’ dei tornei dilettantistici e i mille euro vengono corrisposti sottoforma non di stipendio ma di rimborso spese (per non dire in nero). Dove vogliamo arrivare? A dire che solo un’autotassazione su base locale può garantire continuità a questo sport, ma anche a tutti gli altri diversi dal calcio. Il resto è attesa fremente del megalomane o del riciclatore, senza alcun progetto e quindi possibilità di creare attaccamento e identificazione. Ci sembra un problema più grave di un americano, per quanto con passaporto bulgaro o bosniaco (l’ultimo grido), in più o in meno.

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