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Jvan Sica 16/12/2008

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Quanto questo Giro “turistico” d’Italia del centenario ha di ciclistico? Si toccheranno le principali città italiane, manca Palermo. Si pedalerà su percorsi più da bus turistici che da corse in bici: Lido di Venezia nella cronosquadre della prima tappa, Cinqueterre nella cronometro individuale Sestri Levante-Riomaggiore, Costiera Amalfitana nella tappa Avellino-Napoli. Si toccheranno altre nostre vette da cartolina: Vesuvio, Fori Imperiali, Santa Croce, Torri degli Asinelli, Duomo di Milano, Arco di Traiano a Benevento. Poi ci saranno le tappe storiche, quella tutta milanese in cui si ripercorreranno le strade della prima tappa nella storia del Giro e la Cuneo-Pinerolo, sulle tracce dell’Airone Coppi e dei suoi cinque colli scalati in vertiginosa solitudine. E ci saranno anche le tappe per lo slow tourism, zone lontane dagli itinerari tradizionali da rivalutare in un’ottica di turismo fuori rotta: arrivo sull’Alpe di Siusi, sul Monte Petrano e sul Blockhaus. Insomma un Giro per tour operator e pacchetti a tema da vendere in blocco. Mancano tappe dal percorso riposante e non ci sono itinerari dove fare lavori di squadra. Le strategie conteranno pochissimo e tutto si ridurrà ad una corsa pazza per mettere bandierine su tracciati così affascinanti. La Gazzetta con Zomegnan in testa ha lanciato lo slogan: “Sarà il Giro delle Meraviglie”. Di pedali, controlli antidoping e strategie nessuno al momento se ne frega. I ciclisti hanno tutti risposto sull’attenti. Non possono fare diversamente, dato il loro scarso pedigree comportamentale (diplomatico più di così). I direttori generali hanno espresso qualche perplessità, soprattutto Saronni-Lampre, ma Bruyneel dell’Astana ha dato il suo beneplacito e tutti si accodano. Da parte sua Armstrong ha fatto di tutto per esserci perché farsi vedere sfrecciare sui luoghi delle “Vacanze Italiane” piace molto agli sponsor e ai milioni di telespettatori americani. Sarà un Giro dove si parlerà più del panorama che della fatica atletica e, senza dubbio, assolutamente mai degli aiuti chimici (perché rovinare questo spettacolo). Sarà un Giro che piacerà molto agli americani, ai giapponesi, agli australiani, ai russi. Chissà se piacerà agli italiani. A chi sa che dietro quei percorsi da favola c’è l’Italia che stiamo vivendo.
Jvan Sica
(per gentile concessione dell’autore, fonte: Letteratura sportiva)

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