Grom e Unilever, la fine del gelato artigianale

23 Gennaio 2020 di Indiscreto

Avete presente le gelaterie Grom? Quelle un po’ fighette, nate a Torino nel 2005 e poi ovviamente diffusesi a Milano, prima dell’espansione nel resto d’Italia e all’estero. Ecco, da qualche anno non sono più di Grom, nel senso che dopo la vendita ad Unilever, nel 2015, i due fondatori Federico Grom e Guido Martinetti sono rimasti nell’azienda ma senza più poterne dettare le strategie.

E la strategia del momento, stando al Corriere Economia, è quella di chiudere gradualmente le gelaterie, nel senso di punti vendita, per puntare tutto sul gelato in teoria artigianale ma da vendersi nella grande distribuzione. Con particolare attenzione alle catene cinesi, in una terra dove certi consumi stanno esplodendo. Traduzione: buona parte dei ragazzi che ci vendevano il gelato rimarrà a a casa, a meno che non si riciclino come operai per produrre il gelato confezionato. Detta così non è poi una tragedia, passare da commessi a operai.

E infatti non ci sono buoni o cattivi, perché ognuno ha fatto i propri interessi (a partire dai fondatori), non c’è la buona e piccola bottega di una volta contro la multinazionale cattiva. C’è solo il desiderio di intercettare i gusti della potenziale clientela, cioè noi. Preferiamo il gelato artigianale comprato in gelateria, quello semi-industrializzato ma di marca (probabile futuro di Grom) venduto confezionato o quello industriale vero, il malaga della Sammontana con cui siamo cresciuti? Scontato osservare che il grande concorrente di Grom in versione supermercato (nostro gusto preferito il panettone, ma buoni anche pistacchio, crema di Grom e limone) sia Haagen-Dazs.

Una cosa notevole è che il 40% delle gelaterie del mondo sia in Italia, con circa 39.000 punti vendita, 10.000 solo per il gelato e gli altri pasticcerie-bar con gelato artigianale. Il secondo paese al mondo per gelaterie artigianali è la Germania, con 9.000, il resto è abbastanza polverizzato e in tanti posti, anche negli Stati Uniti, la gelateria è quasi unicamente per turisti. Da sottolineare che con 5 miliardi di giro d’affari la filiera del gelato in Italia vale più di tanti altri settori, pensiamo anche solo al calcio professionistico. Conclusione? Non ci deve essere sempre per forza una morale. A noi andare in gelateria è però sempre piaciuto, tristissimo comprare il gelato al supermercato anche se è di marca.

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