Grigia e bianconera

12 Maggio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Le convocazioni per i Mondiali sarebbero il pretesto migliore per parlare degli esclusi, anche perchè nel caso di Lippi si ha sempre il sospetto-certezza che i ragionamenti non siano solo tecnici. Però non vediamo barricate geogiornalistiche per Cassano, per Barzagli, per Perrotta, addirittura nemmeno per Totti e Balotelli che pure sono due che fanno vendere.
Nei trenta che martedì diventeranno ventitre più quattro riserve ci sono otto juventini: alcuni indiscutibili (Buffon, Chiellini), alcuni in ripresa (Cannavaro, Iaquinta, Marchisio), altri involuti (Candreva), altri in omaggio al passato (Camoranesi, Grosso). Tutti comunque artefici della peggiore stagione della Juventus, sul piano fisico prima ancora che dei risultati, nella sua storia moderna. Tolto Perrotta, campione del mondo e ancora con il fuoco dentro, Barzagli dal procuratore sbagliato e Miccoli sulla lista nera del network, le altre esclusioni hanno un perché spiegabile. Anche considerando che dei reduci di Germania 2006 solo De Rossi è vicino alla migliore versione di se stesso. Totti era troppo rischioso da portare per utilizzarlo part time, così come il beneficiario del suo calcio nella finale di Coppa Italia. Materazzi ha l’età di Cannavaro e sta giocando abbastanza, ma due trentasettenni al centro della difesa sono troppi. Legrottaglie non avrebbe giocato un minuto ed è stato sacrificato per Bocchetti: trombato l’unico juventino senza sponsor forti, oltre all’impresentabile Amauri, a riprova che l’educazione è in questo mondo sempre un difetto. Toni ha avuto una stagione strana, ha 33 anni e le sue spallate del 2006 possono darle nel 2010 anche Gilardino e soprattutto Pazzini. E’ una nazionale grigia, un misto di vecchi, di ex giovani e di giovani vecchi, ma superare almeno una fra Slovacchia e Paraguay dovrebbe essere possibile. Il Mondiale 2006 è stato vinto con l’intelligenza e la difesa, subendo due gol (autorete di Zaccardo e rigore di Zidane) in sette partite. Per questo Lippi dovrà inventarsi se non un gioco almeno un nemico. Criticare il c.t. a prescindere è un gioco che piace in tutto il mondo, ma concediamo a Lippi (e a Maradona, Capello, Dunga, eccetera) di capire di calcio più di noi. Magari chi da anni vince in tutto il mondo può avere della realtà calcistica una percezione più chiara di chi scrive guardando le partite con la coda dell’occhio o di chi tifa con il rigatone che cade sul divano appena rifoderato. L’uomo, il famoso uomo, è poi un’altra cosa.

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