Gorino o Morcone?

Le barricate di Gorino ci ricordano che il nostro Di qua o di là salta a piedi pari le soluzioni intermedie, o anche semplicemente di buon senso, che sarebbero la base della vita reale: quindi parliamo di uno Stato che decide prima quali sono i requisiti per entrare in Italia e per chiedere asilo, organizzando poi un’accoglienza dignitosa e slegata dalle ordinanze emergenziali (l’immigrazione tutto è tranne che imprevedibile) di un prefetto. La vicenda, qui riassunta dall’Ansa, riguarda 18 richiedenti asilo (non ancora quindi profughi), collocati dal prefetto di Ferrara nel piccolo (590 abitanti) centro di Gorino, requisendo un ostello locale (il titolare si era rifiutato di concedere la struttura) e tenendo anche segreto fino all’ultimo il provvedimento, per non scatenare ciò che poi si è scatenato. Cioè la rivolta della gente, in un comune dove la maggioranza è di centro-sinistra, contro questa imposizione. Parlare di barricate fa sensazione, ma si tratta in realtà di bancali per il pesce messi in mezzo alla strada in tre diversi punti da alcuni cittadini locali, di professione pescatori. Il cuore del problema risiede come al solito nelle reazioni ideologiche, con buona pace di chi crede nei ‘tecnici’ qualsiasi nostro atto è politico. Le reazioni della gente, con vari distinguo fra cui quelli imbarazzati del sindaco di Goro (di cui Gorino è frazione), e quelle della politica quasi tutte scontate a seconda dei personaggi, tranne quella di Mario Morcone, capo del dipartimento Immigrazione del ministero degli Interni, quindi in sostanza un funzionario dello Stato. Parole di Morcone: “Gli italiani che rifiutano l’aiuto doveroso a donne e bambini sono ottusi, mi vergogno di averli come connazionali. Se non vogliono vivere nello stesso posto dove diamo accoglienza ai profughi andassero a vivere in Ungheria. Noi staremo meglio senza di loro”. Insomma, posizioni culturalmente opposte che prescindono dalla risoluzione pratica (in questo caso già trovata) delle singole situazioni. Gorino o Morcone?