Televisione

Gomorra 5, una stagione inutile

Stefano Olivari 18/11/2021

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La quinta ed ultima stagione di Gomorra, di cui abbiamo appena finito di vedere i primi due episodi su Sky, è imperniata sulla resurrezione o comunque sul ritorno di Ciro e sul suo inevitabile incontro-scontro con Genny. Non è uno spoiler dirlo, perché lo stesso Marco D’Amore-Ciro Di Marzio, che è anche il regista di 6 episodi su 10, ne ha parlato diffusamente in fase di presentazione.

E diciamo anche subito che questo Gomorra 5 è piuttosto noioso, con i protagonisti che nelle stagioni precedenti hanno già detto e dato tutto. Con l’aggravante che D’Amore e Salvatore Esposito-Genny Savastano si sono convinti di essere attori straordinari e ci infliggono lunghi primi piani con un’espressività che fa rivalutare Rock Hudson e Massimo Ciavarro.

La trama è sempre la stessa: gruppi di trafficanti di droga, piccoli e grandi, napoletani e internazionali, che si alleano e si tradiscono finendo poi tutti ammazzati, spesso insieme alle rispettive famiglie. Nella prima puntata della quinta stagione tocca al viscido Don Aniello, preceduto nel viaggio verso l’Inferno da suo nipote, ‘O Diplomato. E nella seconda è il turno di altri, con l’azione che si sposta in Lettonia, visto che Ciro creduto morto alla fine della terza stagione è in realtà riparato a Riga dove continua i soliti traffici, in collaborazione con russi cattivissimi ma non più di lui o Genny.

Il problema di Gomorra 5 è che la serie ha già detto tutto, spolpando ogni capitolo del già non originale libro di Saviano, e le scene lunghissime con sottofondo musicale più che Miami Vice evocano la voglia di cambiare canale. Certo non ce ne staccheremo fino alla fine, sempre con i fedeli sottotitoli (la solita pretesa che il napoletano sia compreso nel resto d’Italia), e non possiamo chiedere a Sky di rinunciare ad una delle poche fiction italiane che abbia mercato all’estero.

Che in mezzo alla noia mantiene le caratteristiche che ce l’hanno fatta amare, prima fra tutte è che quasi chiunque lì è cattivo e che appena uno manifesta un embrione di umanità subito si capisce che la pagherà carissima. Per il momento, di Gomorra 5, segnaliamo all’ufficio culto un Ciro che rema come gli Abbagnale e il casolare della campagna lettone definito ‘gulag’: possibile che nessuno della mastodontica produzione sappia cosa fosse (o sia..) un gulag?  Visto che Ciro è risorto, rivogliamo anche Salvatore Conte, Scianel e ‘O Principe, con pantera.

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