Gentiloni o elezioni?

13 Dicembre 2016 di Indiscreto

Il governo Gentiloni è praticamente un clone di quello di Renzi, con tanto di promozione-rimozione della Boschi, quindi il Di qua o di là fra il nuovo presidente del Consiglio e il suo predecessore è morto proprio sul nascere. Più interessante è capire a cosa porterà realmente questo esecutivo di transizione, con l’obbiettivo quasi dichiarato di rimandare il più possibile (cioè il 2018, a meno di un colpo di Stato) le elezioni politiche, quello meno dichiarato di regolare i conti all’interno del PD fra primarie e minacce di scissione, quello non dichiarabile di arrivare al 15 settembre 2017 (con vitalizio per i peones) e quello implicito di sperare in un passo falso dei Cinque Stelle, al di là di ciò che uscirà a fine gennaio dalla Corte Costituzionale. I due poli politici del momento, trasversali all’appartenenza politica di tutti noi e con le motivazioni più diverse, sono però chiari: il partito della gestione del presente, consapevolmente incarnato da Gentiloni, e quello delle elezioni a prescindere dal fatto che da Camera (Italicum, quindi un proporzionale con premio di maggioranza o ballottaggio fra le due liste più votate) e Senato (Consultellum, quindi un proporzionale senza premio di maggioranza) potrebbero venire fuori maggioranze diverse e quindi l’ingovernabilità elevata a sistema, il paradiso dei Verdini e dei Ghino di Tacco. A volte critichiamo le nostre stesse semplificazioni, ma nel 2017 fra non votare e votare non esiste una terza via, quindi il nostro Di qua o di là possiede una certa dignità: Gentiloni o elezioni?

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