Fra Amato e Napier

30 Gennaio 2023 di Oscar Eleni

Oscar Eleni fra i falchi e le balene della Tasmania a Capo Raoul portato dalla barca stanca adesso che non c’è più il nostro fratello fra alba e notturno dell’anima, il Roberto Perrone nato nel cuore della redazione sportiva del brigantino montanelliano, diventato se stesso al Curierun, prima di scrivere bei libri, dopo aver incantato i suoi amici veri con le sceneggiature nella Liguria magica della Manuelina. La sua pagaia ci mancherà, proprio adesso che avevamo l’illusione di aver ritrovato il sorriso nel racconto del figlio mandato in missione a ritirare il premio Estra per lo sport, perché anche a lui ha fatto effetto un po’ tutto il cerimoniale, perché lui, come noi, ha scoperto la magia del Cuccurucù, il ristorante dove Giulio Cesare ha fatto assumere quasi tutti i congiurati che anche nello sport hanno seguito Bruto. Certo che avremmo voluto essere ancora una volta a quel tavolo, vedendo in lontananza l’atletica del cuore che creava nel rifugio preferito di Primo Nebiolo, ancora ignaro che forse proprio  davanti a quella griglia, quando era sicuro delle alleanze per il CONI, la carica fosse scivolata in uno slalom di promesse non mantenute.

Maledetti i giorni della merla che si portano via tante cose, ma ci lasciano il gelo delle amicizie perdute. Derubati da troppe certezze, fra bulli che si sfidano parlando di terza guerra mondiale come se fosse una gita nella Disneyland dei carri armati, promettendoci che la fine del mondo potrebbe arrivare anche prima di quanto previsto dagli scienziati che già hanno allarmato tutti togliendo tempo alla terra infame, ci sentiamo così vuoti per dover rinunciare a tante cose. Viaggiare, incontrare gente, andare, ad esempio a rivedere il docufilm meraviglioso del Finazzer artista e tifoso del basket sul Sandro Gamba novantenne. Lo ridanno all’Anteo, la Milano dove il cinema cerca di ritrovare il suo popolo , quello che non ha telefonini in mano, ma soltanto caramelle e roba fresca. Ci accontenteremo di vederlo sul computer, come del resto abbiamo fatto,  grazie a Daniela Manduca, per la cerimonia romana dove Alessandra Giardini, perdonandoci gli sbalzi d’umore di una carriera bislunga, è stata davvero  amica e  giusta interprete per le poche righe che avevamo mandato agli organizzatori. Più dei premi valgono  i sussurri, le grida, gli abbracci con le persone che hanno viaggiato tanto per questo mestiere.

Senza avere la forza e lo stile dell’immensa Maggie Smith che sul letto del dolore chiede ad amici e parenti, anche serpenti, di fare silenzio, perché altrimenti non sentirebbe la morte arrivare, andiamo a cercare qualcosa di stimolante nello sport agonistico, senza stupore se in una partita fra under 17 finisce a legnate fra giocatori e genitori in tribuna, senza avere risposte sensate per chi deve rifare ogni settimana il guardaroba dopo aver punito e mandato al macero, camice, mutande, vestiti che non hanno portato fortuna. Gli influenzatori di sta cippa dovrebbero aprire, insieme agli astrologi, un settore sulla scaramanzia abilitando all’ascolto soltanto chi sa tutto dei prepartita, dei pre battaglia di Napoleone o Liedholm.

Per fortuna non ne hanno parlato nelle sacre sale del CONI, che gli ulani di Sport e Salute non sembrano gratificare neppure quando arrivano medaglie, premi, riconoscimenti, i commissari tecnici che Petrucci ha voluto cercando azzurri orizzonti. Parole sante, propositi che fanno sperare bene pallavolo e pallanuoto, che fanno sognare il calcio e che tranquillizzano quelli del basket dopo che Pozzecco ha detto a Mancini, De Giorgi e Campagna che la sua idea nelle convocazioni future non dipenderà da statistiche o da prestazioni da MVP, ma soltanto dalla certezza che i convocati sapranno fare bene stando come in una famiglia. Vaglielo a spiegare allo Zaniolo perchè Mourinho, che la pensa come il Poz, ha detto chiaro al suo ragazzo quasi d’oro che se non sta bene nella famiglia della Magica, allora è meglio separarsi.

Questo il vero problema. Con agenti che soffiano sulla parte avida, con familiari che si domandano perché non si può avere tutto e subito, insomma magari non la Rolls che la moglie ha regalato a Ronaldo per una festa qualsiasi, compleanno, anniversario, giorni per gabbare ogni santo appena passata la festa, ma qualcosa di simile, tenere insieme una squadra sarà sempre più difficile. Non ci riescono quasi negli sport individuali, figurarsi dove oggi tirerebbero fuori le pistole se in spogliatoio  arrivasse gente in vena di scherzi come nei tempi passati, se al posto dei sogni per una borsa sempre più gonfia prevalesse l’idea che vincere è bello a prescindere dai premi.

In questo clima di ultime spiagge fra cormorani esagerati il basket ha riscoperto la Livorno degli 8.000, anche se era un derby in serie B, per aprire una delle finestre scomode da dove Azzurra gioiosa, accompagnata dall’Ucraina, farà sapere come vanno le cose nel campionato dove hanno scoperto così tardi che non si rischia, non si osa e si preferisce l’usato di altre scuole a quello locale.  Milano, ad esempio, ha scoperto, grazie all’ Urania, che Andrea Amato, giovanili Olimpia, quella che un tempo lanciava in serie A gente vera,  ha segnato addirittura 41 punti. Sì, certo, in A2, sì è vero anche grazie a 2 supplementari, ma insomma qualcosa di carino ha fatto perché almeno possa far pensare.

Per carità nessuna critica all’Armani, ci mancherebbe, per aver trovano in un trentunenne che, dopo una discreta carriera NBA era ora nella G League coi  Capitanes de Ciudad de Mexico, l’uomo per curare una lunga stagione nata male. Con Shabazz Napier del Massachusetts si dovrebbero riportare nelle caselle giuste giocatori che sembrano spaesati e alla ricerca di un pastore che sappia ridare loro il sorriso oltre a palloni rotondi (copy Mourinho) dopo mesi passati a prendere in faccia quelli quadrati. Ultima aggiunta, undicesimo straniero, ulteriore sforzo perché il tipo nei tempi buoni prendeva anche più di 1 milione e 300 mila dollari.

Giorni grami per le nostre regine che in eurolega gironzolano con zoccoli di legno e due pezzi mai a posto. Se volevamo una risposta sullo stato delle cose nel nostro basket oggi, quello dove la comunicazione sembra più importante del lavoro, della ricerca oltre le sedute video, quello dove i giocatori si sposano senza nessun rapporto preagonistico che dica la verità sul carattere, l’abbiamo avuta. Sono le manie del pezzo forte servito su un tappeto di cifre odorose da chi vuole piazzare il prodotto. Chiaro che poi si vada in confusione se la gente va e viene, se i giocatori idolatrati vi dicono grazie, ma dove mi hanno voluto avrò molto di più. Succede ormai troppo spesso per rimanere stupiti, un po’ con questo valzer di plusvalenze, di stipendi in nero, male che ogni tanto viene curato con sanzioni, ma che in generale sfugge, un po’ come il doping che sembra sempre un passo più avanti agli agenti in missione purezza. Non c’è purezza nel professionismo, come non ce n’era nel dilettantismo finto, come mancherà sempre quando il razzista ics cercherà di dare lezioni  a quello che secondo loro è peggio. Tutte balle come vi direbbero Owens e quel ragazzo massacrato qualche giorno fa negli Stati Uniti.

Dicevamo del basket con la tosse asinina in Europa: Milano fuori dai playoff anche se Napier facesse bambini coi baffi, Virtus con troppe mucche di Bosnia, tipo il Cabarrot che all’Armani dà comunque vigore, punti, perché anche loro come il francese di Messina prendono  a calci, secondo l’anatema del professor Nikolic, secchi di ottimo latte trovato magari in casa di Real Madrid e Barcellona che in eurolega stanno lassù, come quasi sempre e, cosa strana, questi del Barca hanno fatto esordire un sedicenne italiano in campionato e un diciottenne africano in eurolega.

Avvisando Gandini, i legaioli, il Petrucci che non sembra più irritato per come viene servita la serie A, feudo federale incedibile, vi diciamo che le ultime dirette televisive non hanno certo moltiplicato gli appassionati. Brescia ha dimostrato la sua malattia cadendo malamente contro la Varese meno divertente dell’anno. La scelta di dare in diretta Armani-Dolomiti Trento sembrava bizzarra, anche se Milano è sicuramente malata, anche se Trento pur sfinita dall’Europa vorace aveva appena bastonato la Open varesina dei miracoli. Infatti dopo 10 minuti si cercava su DMAX il brivido  di Treviso, anche questa sfida da bollicine appena svanite. Vero che Milano ci ha messo del suo, come del resto la Virtus Segafredo, per non far tornare a casa chi le ama con l’illusione che tutto vada bene. A Milano hanno guai e l’affaticamento che rallenta Melli era quasi prevedibile per uno dei pochi che non si ferma dall’Europeo tedesco, mentre in casa bianconera si è rifatto male Semi Ojeleye che potrebbe anche saltare la Coppa Italia a Torino.

Tempo per dare voti, fingere di essere sereni pur non essendolo e guai  a chi dovesse far sapere a tutti gli amici del cripto club che davvero non sembra ci sia lucidità al Rincosur dove siamo ospitati insieme a molti che venendoci a trovare non sanno che sarebbe il posto giusto anche per loro.

10 Al VIANDANTE che sul metrò milanese che riporta a casa gli spettatori del FORUM ha ceduto il suo posto a Tony CAPPELLARI che da tempo si sente emarginato in un movimento dove ha fatto tanto, ha fatto bene, ambiente che non si alzerebbe per lui ricordando un bel gesto come quello di agevolare un tifoso in quella serata di bufera dove Milano prese lo scudetto che Livorno probabilmente meritava e lo diciamo ricordando BUCCI e senza temere il risentimento del DE RAFFAELE che ha già i propri guai con la  Venezia in si bemolle sistemata da CAJA nella  SCAFATI che sa reagire.

9 A TRIESTE che ha trovato in SPENCER e BARTLEY gli uomini giusti per la rumba del LEGOVICH che ha riportato oltre 4.000 persone al pala RUBINI dove la cordata americana sogna in grande. Speremo.

8 Ai bombardieri sassaresi di Piero BUCCHI che hanno lasciato senza saliva una PESARO che forse ha bisogno di respirare per non trovarsi senza energia alle finali di Torino, per non arrivare svuotata come già accaduto, come accade alle squadre con la panchina corta.

7 Alla BRINDISI abbonata alle grandi rimonte. Stupenda e purificatrice quella contro la Virtus  una settimana fa, importante questa contro REGGIO EMILIA che resta in fondo al gruppo anche dopo aver respirato vivo contro i fantasmi di Milano.

6 A MESSINA e SCARIOLO perché non deve essere facile vedere tanti smemorati intorno che giustificano giocatori ciofeca e  se la prendono soltanto con loro anche se chi è in campo regala palloni come nella fosca tradizione dei troppi ‘Bob scusi’ del nostro basket. Certo a Milano hanno un motivo per chiedere qualcosa di più che a Bologna perché in casa ARMANI-DELL’ORCO a scegliere, oltre al manager, è stato anche il presidente allenatore.

5 Al BAIESI splendido manager  del BAYERN di TRINCHIERI, eccellente collega in passato, se non riuscirà a fare cordata con le grandi dell’EUROLEGA per convincere le federazioni che per il bene comune assegnare posti ai play off alle società impegnate nell’assurda euro maratona potrebbe aiutare tutti, anche se siamo scettici sulla flessibilità della FIBA e non soltanto quella europea.

4 A TRENTO se ancora sprecherà energia per una rincorsa europea che sembra sfibrare una squadra corta, certo più italiana di altre, ma non in grado di reggere viaggi, notti senza sonno. Vero che è stata la prima a fermare la MILANO dubbiosa, vero che anche al FORUM ha costretto lo staff messiniano a mangiarsi il fegato, ma non è giusto.

3 A RAMONDINO che non dimenticando lo sgarbo dell’andata ha fatto capire a TREVISO che la strada per la salvezza è davvero difficile se il nuovo sembra peggio del vecchio e il male visto alla prima giornata sembra ancora nello stesso punto. Severo, ma giusto il tecnico, ma anche crudele.

2 A Marco BELINELLI se si farà coinvolgere da chi lo fa passare per vittima nella  difficile gestione della VIRTUS, da quelli che lo mettono già fra i convitati di pietra per le prossime convocazioni della Nazionale, magari per la partita esibizione di Livorno di Azzurra, già ai mondiali, contro l’Ucraina.

1 A PATUANELLI e GALANDA indicati per il dopo PETRUCCI se si faranno intrappolare da chi è abituato a mandare in conclave futuri papi  che poi vengono inghiottiti da troppe fumate bianche. Il primo ha fatto una battuta, il secondo tace. Sarebbe bello, invece, se facessero capire che la cosa interessa.

0 A MESSINA e SCARIOLO se davvero faranno una carezza ai loro “ bambini” dopo le figuracce europee, per aver messo sotto  TRENTO e VERONA. Vero che certe cose si risolvono in spogliatoio e non in conferenza stampa, ma è anche vero che molti fanno finta di essere pentiti ed ogni volta li perdi quando servirebbe che fossero almeno degni dei loro superstipendi.

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