Eurovision Song Contest 2016: questione di staging?

10 Maggio 2016 di Paolo Morati

Francesca Michielin

Rieccoci a parlare di Eurovision Song Contest o, per dirla all’italiana, di Eurofestival. Quest’anno la manifestazione si tiene a Stoccolma, alla Globen Arena, dove da ormai diversi giorni sono in corso le prove con stasera e giovedì le due semifinali (diretta su RAI 4 dalle 21). E un termine inglese, staging, che risuona più che mai nei commenti di appassionati e addetti ai lavori dopo che la vittoria della scorsa edizione andò all’impalpabile Måns Zelmerlöw forte di un brano nella media, associato però a una messa in scena particolarmente animata e originale. Sì, perché una delle regole per chi oggi vuole aggiudicarsi la gara sembra essere quella di portare un insieme di musica e immagini capace non solo di calamitare l’attenzione dei televotanti ma anche delle giurie, chiamate a valutare lo spettacolo d’insieme.

Da questo punto di vista l’Italia per il 2016 sembra essere messa particolarmente bene con Francesca Michielin che, rivoltasi alla coreografa danese Nicoline Lindeborg Refsing della Rockart Design, ha messo in piedi qualcosa di estremamente originale e colorato. Almeno stando a quanto abbiamo potuto vedere sui video pubblicati in rete e leggendo i commenti di chi ha assistito alle prove con i propri occhi (come il sempre ottimo Eurofestival News). Con le quotazioni che stanno crescendo e seppure sfortunata nell’aver pescato la prima parte dello show per l’ordine di uscita, la sua No degree of separation (o Nessun grado di separazione che dir si voglia) toccando ferro ha tutte le carte in regola per piazzarsi bene in finale (diretta sabato dalle 21 su RAI 1) e comunque non allontanarsi troppo dal terzo posto de Il Volo dello scorso anno. Come spesso accade alla vigilia è però ancora una volta la Russia (Sergey Lazarev, You are the only one) tra le favorite dei bookmaker, insieme all’Ucraina (Jamala, 1944) e alla Francia (Amira, J’ai Cherché). Per i cugini transalpini potrebbe essere l’occasione di riaffermarsi dopo anni di pessimi piazzamenti, anche se il suo brano non offre nulla di più di un ritornello acchiappante con l’aggiunta che le prove sembrano essere state un mezzo disastro.

Da parte nostra preferiamo brani più classici e meno studiati per la manifestazione, come pare ad esempio quello georgiano (Midnight gold, di Nika Kocharov and Young Georgian Lolitaz). Vincessero loro non ci sarebbe nulla di scandaloso, portando in giro una ventata di musica senza contorno. In tal senso ritorniamo alla esibizione russa che ha fatto sua l’idea vincente del 2015 della Svezia, ovvero le immagini di sfondo a interagire con cantante e ballerini, per una proposta fin troppo meccanica. Perché in generale, fra astronauti, lupi e costumi mozzafiato, è sempre valido il suggerimento di chiudere gli occhi e ascoltare. Di fatto il metodo migliore per valutare obiettivamente la qualità delle canzoni di un song contest. Al di là dello staging…

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