Comunicazione disintegrata

28 Aprile 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Il marketing fra Inter e Gazzetta, una manifestazione di grande spessore e la minaccia del Mondiale.  
 1. Il giornalismo è morto da tempo, figuriamoci quello sportivo che in fondo non è nemmeno giornalismo (c’è chi si vergogna di fare intrattenimento,  quando invece far sorridere per qualche secondo la gente dovrebbe essere motivo di orgoglio). Ogni giorno vengono però piantati nuovi chiodi sulla sua bara: gli ultimi sono stati di colore nerazzurro, visto che la Rcs Sport si occuperà per i prossimi quattro anni della gestione delle sponsorizzazioni dell’Inter. Scontata l’opinione sulla sostanza dell’operazione: come faranno il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport a criticare a cuor leggero l’Inter intesa come società? Mai letto nemmeno prima che Moratti ha sbagliato, anche quando ingaggiava Tardelli e vendeva Seedorf, figuriamoci d’ora in avanti. Poi i Mourinho e i Balotelli passano, loro si possono anche bastonare…Comica la nota ufficiale congiunta, in purissimo managerese: ”Nasce una collaborazione strategica per perseguire il traguardo comune teso ad attrarre, nell’orbita nerazzurra, un numero sempre più selettivo e qualificato di aziende e partner, partecipando a in sistema di marketing e comunicazione integrata che valorizzi in maniera ottimale la qualità del loro investimento”. Quindi, sintetizzando, la Gazzetta procaccerà gli sponsor ad una squadra che poi dovrebbe criticare. Collaborazione strategica, comunicazione integrata.
2. Ne’ giornalisti ne’ intrattenitori sono invece quelli di Rete Sport e Centro Suono Sport (grazie Tony per la segnalazione), che stanno soffiando sul fuoco di una manifestazione di tifosi della Roma venerdì davanti alla sede della Federcalcio in via Allegri. Di alto valore civico lo scopo dell’iniziativa: protestare contro la mancata concessione di un rigore contro la Sampdoria. Magari da Genova in serata qualcuno arriverà per il fuorigioco di Cassano, magari per l’occasione si vede anche un po’ di tennis al Foro Italico. Peccato che Federer sia uscito contro Gulbis e che la semifinale tanto attesa non ci sarà, l’importante è comunque farsi sentire. Chiamate dubbie contro lo svizzero? Da Basilea partono charter per Miami, questa Atp è troppo condizionata dalla Lettonia.
3. Il calcio codificato nei college e nelle scuole militari inglesi dell’Ottocento allontana dalle religioni tradizionali codificate in qualche tugurio del Medio Oriente da gente spesso di cultura modesta? Abbiamo sempre pensato di sì, pur essendo fedeli di una delle religioni nate nel tugurio. Il calcio è una religione in sè, con un suo sistema di segni e di appartenenza fideistica che poco ha a che vedere con la ragione. Pochi ormai sostengono che sia uno sport, pochissimi un gioco, nessuno di quelli (noi e qualche altro miliardo di persone, non quelle finte secondo i comunicati stampa collegate per Inter-Roma o Milan-Juve) che lo seguono da quando sono nati si azzarderebbe a definirlo un passatempo. Perché oggi siamo a Barcellona per assistere, oltretutto in culo ai lupi e non nella borghese tribuna stampa, ad una partita che vedremmo cento volte meglio in televisione? Tutta questa pippa non era il solito pretesto per parlare di Balotelli ma serviva per ricordare che un simpatico e tollerante gruppo islamico keniota, ispirato ai somali Shabab, si propone di impedire in tutto il Kenya la visione delle partite del Mondiale. Non entriamo nel merito, ma di sicuro questi ragazzi hanno individuato il vero concorrente che nell’anno 2010 toglie loro spazio di mercato. Nelle nostre menti vuote può entrare solo uno slogan alla volta.
stefanolivari@gmail.com

Share this article