Coca light

28 Luglio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Di solito preferiamo le guardie ai ladri, detestiamo le discoteche, tireremmo sotto in macchina ubriachi e drogati prima che loro lo facciano con noi. Però il circo che è stato messo in piedi per incastrare qualche spacciatore di mezza tacca e qualche corruttore di provincia è purissima giustizia spettacolo, degna delle camionette in campo per il calcioscommesse 1980. Il nome di qualche personaggio televisivo serve a portare attenzione mediatica al lavoro della magistratura, i particolari privati sono invece fango puro visto che non è reato usare cocaina e nemmeno prostituirsi.
E’ bastata qualche decina di nostre presenze, le domeniche sera di vari anni fa (curavamo una rubrica di gossip per Tuttosport, una delle poche cose di cui andiamo orgogliosi), nelle consuete vesti di sfigati (cioè oltre il cordone rosso che delimitava il privè) per renderci conto di come atleti di primissimo e soprattutto di secondo piano siano tossicomani abituali e nemmeno si facciano grandi problemi nel nasconderlo: il bagno è di tutti. Nessun giochino del ‘chi è’, ma una domanda addirittura seria: non avendo mai visto da vicino Carrozzieri, Flachi e Bachini, ma mille altri sì, cosa controllano gli attuali controlli anti-doping nel calcio nell’era post Acqua Acetosa? Perchè per sette anni questi controlli non sono di fatto esistiti, mentre adesso almeno formalmente vengono eseguiti anche se un male inteso concetto di privacy impedisce addirittura di conoscere i nomi dei controllati. Non entriamo nemmeno nel discorso del doping con l’obbiettivo di migliorare le prestazioni, parliamo solo di coca e dei tanti campioni con pupilla dilatata che mai hanno avuto il fango che invece è stato riservato a mestieranti di società non protette.  Giova ricordare che l’antidoping nel calcio italiano non è sotto la giurisdizione della Lega e nemmeno della Figc, ma del CONI. Un ente parastatale da azzerare, essendo ormai ridotto al ruolo di distributore di soldi altrui e patenti di rispettabilità. Domanda ingenua: perché questo carrozzone non viene mai messo in discussione dalla stampa sportiva?

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