Svegliarino

Chi non corre bianco è

Stefano Olivari 10/09/2008

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Fedeli, in diretta o in differita, ad ogni appuntamento con il mezzofondo in pista abbiamo visto a Zagabria un bellissimo tremila che ha avuto un esito imprevisto, con la vittoria di un atleta bianco davanti a due africani. Lo statunitense Matt Tegenkamp non è certo uno sconosciuto, ai Trials nei 5mila è stato battuto solo da Lagat e a Pechino ha fatto la sua figura, ma la sua volata e soprattutto la sua resistenza ai cambi di ritmo di Vincent Kiprop e Mike Kigen sono sembrate lo stesso una rarità tanto da far esclamare a Giorgio Rondelli un ‘finalmente un bianco’ che aveva poco di razzistico e molto da innamorato dell’atletica. Perché se anche nelle corsette di paese (non è il caso del meeting croato, comunque dignitoso), quelle finanziate dalla banca locale e dalla provincia, si vede una specie di campionato africano sarà molto difficile che un bambino per caso fra gli spettatori pensi in un futuro di potercela fare. Questo al di là di discorsi organici e medici, questi sì spesso bordeggianti il razzismo. Se Alex Schwazer ha 28 battiti al secondo e quella struttura muscolare, significa che il materiale umano c’è. Il problema è che in altri sport anche nella mediocrità si può vivere e prosperare dal punto di vista finanziario, mentre nell’atletica devi per forza stare in alto avendo come concorrenza tutto il pianeta. La facile previsione è che senza svolte etiche avremo sempre meno Tegenkamp, intanto teniamoci stretto uno Schwazer che avrebbe potuto guadagnare di più da gregario del ciclismo che da medaglia d’oro olimpica.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

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