Cashback di Natale, la ribellione dei contanti

3 Dicembre 2020 di Stefano Olivari

Come funziona il cashback? Cioè una delle iniziative del Governo apparentemente studiate per il Natale, per il rilanciare l’agonizzante commercio, ma in realtà destinate a durare come minimo fino a metà del 2022. Cos’è il cashback, o ‘rifinanziamento cashback’ come da definizione ufficiale? In sostanza cashback significa avere indietro una percentuale di quanto speso, nel caso italiano il 10%. È ovvio che nel calcolo del cashback non possono rientrare i pagamenti in nero, mentre è meno ovvio, anzi è assurdo, che non possano rientrare i pagamenti puliti in contanti, certificati da uno scontrino.

Il cosiddetto cashback di Natale, per acquisti fino al 31 dicembre 2020, sarà di un massimo di 150 euro e quindi per un totale di acquisti di 1.500. Con un asterisco: gli acquisti che rientrano nel calcolo del cashback non possono superare i 150 euro di valore unitario e quindi per raggiungere il beneficio massimo bisognerebbe effettuare 10 o più operazioni. In altre parole, difficile con quella cifra acquistare uno smartphone o una bicicletta, più facile che questa misura dia un po’ di ossigeno a chi vende abbigliamento e calzature, settore in cui le chiusure stanno avvenendo a ritmo superiore rispetto ai bar. Poi quando il meccanismo sarà a regime, quindi su base annuale, il tetto sarà di 3.000 di spesa e quindi di 300 di rimborso. Abbiamo poi letto che esiste un supercashback, ma ci vergogniamo anche soltanto a parlarne.

Dov’è il trucco del cashback? Ce n’è solo uno, di trucco, ma è enorme: per avere il rimborso bisogna pagare con carte di credito, bancomat o carte prepagate, non con i contanti. In altre parole, si vuole vendere al popolino la solita favola che il dissesto della finanza pubblica dipenda dal piccolo commerciante, non dal grande gruppo (magari proprietario di catene di negozi) che ha la capofila in Lussemburgo o in Olanda e nemmeno dalle decine di miliardi sprecati dallo Stato e della amministrazioni locali. Senza contare che dal punto di vista individuale il miglior risparmio sarebbe spendere zero euro, non 1.500 in cose inutili (Già la domanda “Cosa gli regalo?” significa che il regalo sarà inutile) per averne indietro 150 dopo essersi massacrati di operazioni fra l’ottenimento della Spid (basta comunque la carta di identità elettronica), lo scarico della app IO (sono fissati con le app di Stato), l’associazione dei metodi di pagamento scelti e altre cose. Nella sostanza un qualunque funzionario con accesso alla app IO potrà sapere con un click quante e quali mutande ci compriamo. Un paese di persone libere si ribellerebbe a questa insensata e reiterata violazione della privacy che nulla c’entra con l’emergenza Covid, in un paese di caproni magari ci sarà anche qualcuno che esulta perché avrà indietro il 10% speso per 10 maglioni del colore sbagliato e dall’infeltrimento rapido. Siamo arrivati al punto che l’unica forma di ribellione possibile è diventata pagare in contanti.

 

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