Campionato falsato e scudetto vero

12 Maggio 2013 di Alberto Rapuzzi

I 5500 cuori appassionati del Palaverde non riescono a dare l’ossigeno che serve all’Imoco Conegliano per pareggiare la serie e così la Rebecchi Nordmeccanica Piacenza veste per la prima volta il tricolore, di fronte allo sguardo sconsolato di Mister Secolo Lollo Bernardi, di ritorno nel suo tempio dove purtroppo molte cose che c’erano prima ora non ci sono più. A differenza delle partite precedenti, dove Conegliano vinceva regolarmente i primi due set, questa volta Piacenza aggredisce il match in modo diverso, consapevole che il gioco si stava facendo pericoloso anche perché l’assenza di Nikolova per le venete é una ferita che non ha cura. Il bravissimo Gaspari ripropone i tre centrali in campo contemporaneamente, ma se a Piacenza nel corpo a corpo finale ha avuta la meglio, qui in una guerra di posizione più lunga è difficile mascherare il limitato potenziale offensivo.Infatti il primo set ci mostra un scenario impietoso, un bombardamento di Piacenza a cui Conegliano può opporre poco (10-25), con le emiliane facilitate nelle letture difensive e lucide in attacco. Il secondo set è una replica del primo, un massacro totale che l’Imoco nonostante un grande cuore non riesce ad arginare (12-25).

Ma questa storia d’amore non poteva finire così. per le Pantere alla ricerca ancora di un sospiro, di un abbraccio. Gaspari pesca dalla panchina l’unica arma che ha, la diciannovenne schiacciatrice Carlotta Zanotto, cercando di aumentare le opzioni di attacco ritrovando antichi equilibri, così grazie a un naturale calo della Rebecchi e alle rirovate dinamiche delle sue guerriere riesce ad illudere il Palaverde che questa volta il film ha invertito i suoi protagonisti (25-22). Ma non sarà serata per loro. Piacenza rimette in campo la sua esperienza e la sua superiore forza individuale, oltre che una determinazione non sempre vista, e spinge giù dal precipizio l’Imoco aggrappata all’ultima roccia possibile (9-25).

In questo campionato falsato e ferito, una cascata d’acqua fresca ci purifica premiando la squadra più forte e più completa, che ha meritato di vincere il titolo, replicando il successo di Coppa Italia. Coach Gianni Caprara, cacciato da una Villa Cortese che non c’è più, si è preso la sua rivincita portando equilibrio in una squadra che andava solo amministrata con saggezza e umiltà, arricchendo il suo curriculum di vincitore. A Conegliano l’onore delle armi e gli applausi di tutti, un esempio di lavoro serio e una dimostrazione di grande unità che ha portato lontano contro ogni pronostico: di più non si poteva fare.

Un pensiero speciale a due icone del nostro volley, Jenny Barazza e Manuela Leggeri. Due atlete straordinarie che ancora oggi hanno guidato le proprie squadre, dando l’esempio di come si fa ad essere grandi. Una luce nel buio delle preoccupazioni e delle angosce che stritolano un movimento sempre più in difficoltà, sostenuto però da un pubblico incredibilmente (visti i tempi) numeroso. L’era delle sponsorizzazioni d’oro è finita, non solo nel volley, così come quella dei mecenati senza limiti. Quando gli addetti ai lavori lo capiranno sarà sempre troppo tardi. La ricchezza del movimento italiano, soprattutto a livello femminile, risiede nel movimento stesso, nel suo radicamento territoriale e nella sua passione. Da lì bisogna ripartire, dando al professionismo dimensioni più adatte all’Italia del 2013. Inutile rimpiangere i bei tempi andati, oltretutto abbastanza recenti, con mezza Italia che non arriva alla fine del mese.

Alberto Rapuzzi, da Treviso

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