Televisione

Billions 4, la vittoria dei Rhoades

Stefano Olivari 16/07/2019

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Anche Billions sta un po’ esaurendo le idee, come tutti noi. La quarta stagione di questa serie, da poco terminata di vedere su Sky Atlantic, è stata quella del grande trionfo dei Rhoades, intesi come Chuck (il procuratore di New York, interpretato da uno strepitoso Paul Giamatti) e Charles, il padre intrigante e motivatore.

Fra i Rhoades vincenti non c’è Wendy, la straordinaria Maggie Siff, delusa dal marito e sempre più vicina, come tutti si aspettavano, a Bobby Axelrod (un Damian Lewis simpatico ma un po’ monocorde). Soprattutto in crisi con la sua professione, perché fare la psicologa in un’azienda è già di per sé qualcosa di manipolatorio anche con le migliori intenzioni. E qui di migliori intenzioni non ce ne sono…

Siccome non si può guardare, leggere, giocare e in definitiva vivere senza fare il tifo, confessiamo la nostra passione per Bryan Connerty, il magistrato onesto che per incastrare i cattivi si spinge fino al limite della legge anche oltre, indotto dai cattivi (di solito i Rhoades) stessi. Insomma, confessiamo la nostra stravagante passione per i giusti, non necessariamente buoni: speriamo sempre che a morire sia Caino, non Abele. Nella realtà e a maggior ragione nella fiction.
 
Pur in una fase di stanca Billions ha ancora buone carte da giocare e la prima di tutte è che ogni personaggio, anche i buoni (qualsiasi cosa voglia dire), fa prima di tutto i propri interessi e lo dichiara senza problemi. Per la semplice ragione che nella cultura americana questo è scontato e tutti lo sanno, vincenti e perdenti. Non stiamo parlando di criminali, ma di persone ufficialmente rispettabili. Niente ha valore se non procura un vantaggio personale, di breve o lungo periodo. Ovviamente è così anche in Italia e in Papuasia, la differenza sta appunto nel dichiararlo e nell’accettare il fallimento come base di una futura vittoria, non come marchio di infamia da evitare grazie al posto fisso.
 
Qualche caduta di tono, non si capisce quanto autoironica, come nel match da white collar boxing  fra Dollar Bill e Mafee, o nella macchietta Spyros, ma personaggi che si fanno ricordare. A partire da Taylor, la prima protagonista di una serie di genere non binario (traduzione grezza: chi non si riconosce nello schema uomo-donna e nemmeno nell’omosessualità, che comunque su quello schema si basa) e apparentemente fra gli sconfitti. Di buono c’è anche che la strana alleanza fra Rhoades ed Axe si sta per rompere, quindi Billions 5 è assicurato.  

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