Berlusconi di oggi e giornalisti di una volta

5 Agosto 2016 di Stefano Olivari

Cinque Coppe dei Campioni-Champions, otto scudetti, Palloni d’Oro tenuti in tribuna e tutto il resto danno a Silvio Berlusconi un bonus praticamente illimitato nei confronti dei tifosi del Milan, che negli ultimi tempi gli ha consentito di gestire in maniera ridicola una società che è tuttora raccontata in maniera ridicola da buona parte dei cosiddetti organi di informazione, perché al di là del potere reale con un editore non si sa mai cosa può saltare fuori (Cairo al timone di RCS da bravo imprenditore è già diventato un genio rinascimentale, per il solo fatto di voler tagliare i costi superflui e puntare sulle aree a più alta redditività: il nostro salumiere non avrebbe proposto un business plan diverso). Il Milan di oggi è tutto qui, legato alla vecchiaia e alla malattia di un uomo che è stato grande e che indubbiamente ha ancora dei guizzi (l’operazione Parisi, ad esempio), ma non più la capacità di accorgersi del modo in cui il Milan si è impoverito nonostante fino all’anno scorso lui vi abbia pompato soldi veri, anzi verissimi. Senza bombardare di cifre, questa squadra nel solo 2015 è andata in rosso di quasi 90 milioni di euro e non è certo colpa soltanto della Champions League (che si gioca con giocatori pagati da Champions League, va ricordato) che manca. Rispetto a Mister Bee i cinesi del teatrino 2016, da Wu-Galatioto-Gancikoff al gruppo Fosun (quest’ultima solo una voce buttata lì così, negli ultimi giorni) passando per la cordata il cui volto è Yonghong Li e che alle spalle dovrebbe avere anche fondi statali cinesihanno la significativa caratteristica di esistere sul serio. E rispetto ai tempi di Mister Bee la volontà berlusconiana di vendere questa volta di sicuro c’è, come confermano il tirarla in lungo per non far mettere ai nuovi arrivati la faccia su questo mercato ma soprattutto le manovre per far tornare Adriano Galliani presidente di Lega al posto dell’impalpabile Beretta, con il mondo Wanda-Infront a giocare quindi a carte scoperte. Non che Galliani con questo contentino rinunci a qualche milione di buonuscita, ma di certo andrà a ricoprire un incarico che ritiene adeguato alla sua storia. Insomma, siamo convinti che ancora per poco i tifosi del Milan saranno presi in giro dalle ‘riunioni di lavoro’ a Formentera o da ‘vertici’ con Preziosi a Forte dei Marmi con tanto di foto ‘rubate’, passando per parametri zero e trattative da Iniesta in giù dove si è d’accordo su tutto tranne che sui soldi. La stessa qualità delle voci scende ogni giorno di più: da Ibra che cerca casa a Milano si è subito arrivati a Lapadula, dal ritorno di Thiago Silva siamo già passati a Gustavo Gomez, il tutto mentre De Sciglio sarebbe conteso da Real e Barcellona e i giovani della Primavera sono sempre indubbiamente i migliori del mondo (e chissà Mastour quando tornerà dall’Olanda…). Non essendo nella testa di Berlusconi non è possibile dare una logica a mosse illogiche: dalla cacciata di Mihajlovic per preparare il terreno a Brocchi-Lippi fino alla cacciata dello stesso Brocchi dopo avergli detto dal letto del San Raffaele “Tu sarai l’allenatore del Milan del futuro”, passando per il recupero di Montella che da un anno era l’unico su cui lui e Galliani avessero la stessa opinione. Di concreto c’è che il vecchio Silvio ha dato l’ok, attraverso garanzie di Fininvest, per Lapadula e per Gustavo Gomez, quindi formalmente è ancora il presidente del Milan. Vangioni, arrivato a titolo gratuito, di sicuro non l’ha mai sentito nominare e probabilmente mai lo vedrà giocare (senz’altro non da azionista di maggioranza). Personalmente non saremo fra quelli che esulteranno quando il Milan, ma vale per qualsiasi squadra italiana, andrà definitivamente ai cinesi. Come pare stia davvero accadendo mentre stiamo scrivendo queste righe (al gruppo di Yonghong Li, fra poco forse l’ufficialità). L’Italia sta finendo, mentre i suoi cittadini-sudditi pensano al calciomercato.

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