Cinema

Bellezza assoluta

Stefano Olivari 03/09/2012

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Come sarebbe stato un/una figlio/a di Alain Delon e Romy Schneider? La domanda è piccolo borghese, come del resto noi. Che abbiamo guardato di recente (registrato su RaiTre nella serata olimpica dei 200 di Bolt e soprattutto degli 800 di Rudisha) La Piscina dopo avere letto un’intervista a Delon, che all’ultimo festival di Locarno era sul depresso andante e ha confessato che non riesce a rivedere questo film proprio per il dolore che gli provoca il ricordo dell’attrice austriaca nata tedesca (pochi mesi dopo l’Anschluss) e morta nel 1982 (a maggio, ci vergognamo di aver pensato che si è persa la farsa del Germania Ovest-Austria che buttò fuori dal Mondiale l’Algeria). Consegnata alla gloria eterna dalla serie di Sissi, è stata legata a lui per quattro anni (durante i quali peraltro Delon ebbe un figlio da un’altra). Il film di Jacques Deray vede i due attori al massimo del loro splendore: nel 1969 Delon ha infatti 34 anni e la Schneider 31. Ed è molto interessante pur senza essere un capolavoro. Delon interpreta uno scrittore fallito, che ha abbandonato velleità artistiche dedicandosi ad altro (pubblicità) e che sta passando l’estate in una villa (con piscina, ovviamente) di Saint Tropez della fidanzata (giornalista, inserita nel sistema) Schneider. Ritmi lenti, dentro e fuori dall’acqua, sesso che anche uno spettatore imbottito di bromuro percepisce. L’idillio viene interrotto dall’arrivo dell’amico di entrambi ed ex uomo di lei Harry, produttore che si presenta a sorpresa con la figlia dicottenne Penelope, una strepitosa Jane Birkin che pur essendo inglese (anche nel film risulta abitare in Inghilterra) risponde pienamente ai canoni della fighetta francese tardi anni Sessanta-inizio Settanta. A questo punto anche chi non ha visto La Piscina e non sa cosa sia Wikipedia può intuire che Harry più o meno ci riprova con la sua ex e che Delon ci prova (e probabilmente ci riesce, anche se non si vede) con la figlia di Harry. Molto riuscite le parti sull’ipocrisia della conversazione convenzionale e sui sentimenti mai dichiarati che si creano in qualsiasi piccolo gruppo di amici o pseudo-tali. Jean-Paul (cioè Delon)  ha accettato di non avere talento, ma non fino al punto di sentirselo dire dal classico amico che ce l’ha fatta se non nell’arte almeno nella vita. Harry accetta che sua figlia scopi, ma non con un conoscente. Marianne (la Schneider) non si fa troppe illusioni sulla natura umana e tifa per il quieto vivere. Penelope è incazzata fissa, con suo padre e con il mondo. Insomma, tutto bene fino a quando uno dei quattro viene ucciso. Non diciamo da chi, a beneficio di chi si voglia vedere il film. Che si fa ricordare per la bellezza assoluta, chiamiamo le cose con il loro nome, dei due protagonisti.

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