Battuti dall’Eurolega

9 Gennaio 2023 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sulla macchina del tempo pilotata dal caro Armandino Aubry, anima e core, per arrivare a San Giorgio a Cremano chiedendo all’agricoltore, che aveva ordinato pastori per il presepio e si è visto recapitare un pacco con 10 chili di marijuana, se anche quella sorpresa era colpa dello smog. Certo meno fetente nel napoletano che a Milano, come direbbero i giocatori di Milan e Inter per giustificare il buio dove sono stati rimontati, ma velenoso come quello che ha riportato la guerriglia, con la scusa calcio, in un autogrill di Arezzo dove napoletani e romani parlavano di vendetta mentre chi ha fatto fotografie anche con ultras adesso chiede manette, ergastoli, curve chiuse e, magari a Roma, sponda Lazio, diranno che l’ennesima rimonta subita da chi finge spesso di capire Sarri, è dovuta all’assenza dei sospesi per i buuu razzisti della settimana prima. Lo stesso linguaggio dei seguaci di Bolsonaro in Brasile che attentavano al parlamento con lo stile Trump, di quelli che dopo averli sparsi parlano di veleni in Vaticano, nella magistratura, nella politica, nella ricerca delle colpe storiche.

Viene il mal di testa pensando a questo gioco dello scaricabarile anche sulle accise, che fa diventare cipria medicamentosa lo smog dove camminano quelli che hanno comperato Cristiano Ronaldo, gli arbitri  che il Var ha mandato in confusione amplificando la loro incapacità. Epifania dei tormenti sull’altare del calcio per  campioni che se ne sono andati, per critici che in pochi giorni hanno dovuto cercare un punto debole al Napoli mentre non sapevano come riabilitare Allegri che, al momento, sembra il nemico più pericoloso per i sogni di Spalletti che ha visto consumare nel miele  alcuni dei protagonisti della prima strepitosa parte del campionato.

In questo smog che non confonde le api salvate dalla peste con un nuovo vaccino, cosa che, purtroppo, non sembra aiutare i polli fintamente allevati come ruspanti, figurarsi se il basket non si perdeva le sue regine. Armani e Segafredo Virtus nemiche dei banali fioristi che parlando delle loro rose aulentissime hanno sempre dimenticato che sotto il petalo c’erano spine anche velenose. Il tamburo batte lentamente per chi cerca gloria europea e deve difendere il prestigio nel campionato nazionale, succursale per recite dove i famosi ricambi dell’Olimpia e delle Vu Nere mostrano la loro vera natura: giocatori di valore medio, smascherati da avversari affamati o più bravi. Un guaio prevedibile se in mezzo hai anche tanti infortunati, ma non esiste squadra senza un guaio serio: o gli infortuni, o l’incompetenza, o il giocatore che sbuffa per far capire che i brocchi sono altri come hanno fatto notare al Vitali minore quelli in tribuna a Reggio Emilia. Basket con la gastrite  per aver scoperto la cura dell’allenatore cacciato che ha funzionato benissimo, fino a ieri, con Scafati, che ha fatto miracoli a Napoli col veterano Pancotto che si è messo la giacca e ha lasciato la tuta da assistente anziano, aspettando che Coldebella dia un senso al lavoro della società, per urlare al mondo che le cose si possono cambiare anche avendo regalato troppo.

Fine settimana con le regine milionarie mandate in cella di rigore anche se la Tortona che ha battuto una Virtus appena scesa dal carro trionfale per il successo a Barcellona, così bello come quello contro il Real Madrid, è squadra davvero di qualità, non paragonabile alla Napoli che pur sempre ormeggiata nel mare dell’infelicità di una possibile retrocessione con Verona, Trieste e Treviso, 2 vittorie sopra Reggio Emilia dove Sakota, vinta la prima, ha ritrovato macerie anche nel giorno in cui Cinciarini superava Pozzecco nella classifica assoluta degli assist del campionato di serie A.

Dicevamo Virtus sfinita e mandata in campo, come del resto Milano, 48 ore dopo la fatica in eurolega, ma se Bologna ha festeggiato bisogna dire che l’Armani ha riaperto la clinica del dubbio su troppi giocatori sbagliati anche se per qualche settimana, dopo il  recupero prodigioso con il Monaco, sembrava che tutto fosse tornato normale mascherando le fragilità del Davies che a Napoli si è svegliato tardi, l’inconsistenza di Thomas, la poca sintonia di Voigtmann con chi dirige, la confusione che porta Mitrou-Long ad aumentare il numero di palle perse, la pochezza del gruppo italiano dal Tonut irriconoscibile all’Alviti invisibile e non basta a Biligha il coraggio per stare dalla parte dei buoni. Insomma una Milano non bollita, ma povera del talento che servirebbe ad alto livello europeo, una squadra del “forse, ma” che in campionato è andata a sbattere con la Venezia che sta guarendo, con Trento vera sorpresa per le finali di Coppa Italia a Torino, ma anche con Napoli che fino a ieri giocava a rubamazzo in fondo alla classifica con Reggio Emilia.

Aspettando la settimana di fuoco con il doppio impegno in Eurolega per le regine sotto mannaia, con Milano che nella domenica misteriosa delle scelte televisive sarà soltanto per abbonati che capiscono come funziona Eleven, nella sfida contro Tortona dove si giocherà addirittura il primo posto in classifica. Certo questa delle dirette TV che fanno prendere l’orticaria a tanti, non soltanto al presidente Petrucci, resta un bel mistero: vero che Milano c’è spesso sui canaloni catodici, ma per l’ultima di andata se va benissimo la sfida per DMax fra Virtus e Venezia non si capisce perché la partita Sassari-Brindisi, con i sardi già fuori dalla coppa Italia per differenza  canestri, sia stata tenuta nel palinsesto al posto di Milano-Tortona dove in palio c’è il titolo d’inverno, magari finto come la stagione che stiamo vivendo, ma sempre un segnale ai naviganti. Diranno che non si può cambiare, diranno tante cose, ma allora rendano più flessibile la scelta ora che ci si prepara al girone di ritorno.

In attesa di scoprire se davvero Jack Galanda, campione del nostro basket, medaglie europee, argento olimpico, tre scudetti, consigliere federale dal 2016, possa essere (notizia del Barocci sul Corsport) il nuovo presidente nel 2024 quando Petrucci ha detto di non volersi ricandidare, affoghiamo nello smog delle pagelle la giornata dove già 7 squadre sono sicure di giocare la coppa Italia a Torino dal 15 al 19 febbraio:

10 A Cesare PANCOTTO, 1008 panchine in serie A, per aver ridato speranza alla Napoli dove speravamo davvero che BUSCAGLIA avesse più fortuna. L’uomo di Porto San Giorgio che ha strangolato  la Milano sciagurata degli ultimi 6 minuti ha saputo urlare quando serviva e accarezzare quando doveva. Scuola, stile, carisma.

9 A CINCIARINI non tanto per la festa intristita da sonora sconfitta che spettava al giocatore italiano capace di servire più assist nel campionato superandoi 1772 di POZZECCO, ma per aver riconosciuto che quella del Poz era pittura geniale, mentre la sua è soltanto ispirata da amore per il gioco vero di squadra, per la fatica, per la voglia di fare felici i suoi allenatori, anche se nel domani da tecnico qualcuno di questi cercherà di non imitarlo proprio.

8 All’americano BRASE che anche nel giorno in cui ha sbancato Brindisi, andando oltre i 100 con la Varese dimezzata che dopo 4 anni torna alle finali di coppa Italia, non ha voluto prendersi tutti i meriti, magari mordendosi la lingua davanti a chi già dubitava di aver visto qualcosa di nuovo e stimolante sui nostri campi, ringraziando i preparatori atletici che hanno rimesso energia nelle gambe di una squadra che dal primo giorno va a 100 all’ora per trovare la bimba chiamata vittoria.

7 Al torinese Lorenzo UGLIETTI, classe 1994, che, insieme a MICHINEAU, ha dato a Napoli un motivo per credere che la salvezza possa arrivare anche se in città sembrano crederci poco visto che al Barbuto c’erano in tribuna per vedere i campioni di Milano soltanto 1970 spettatori che comunque hanno confuso l’Armani e le telecamere.

6 Voto da  capovolgere per RAMONDINO; TORTONA e MACURA per come sono riusciti a sciogliere nell’acqua profumata del loro gioco una VIRTUS reduce dall’impresa di BARCELLONA che ha svuotato mentalmente la squadra di Scariolo riaprendo il dibattito, indigesto al potere, sull’opportunità di concedere i playoff alle due italiane di Eurolega esentandole dalla prima fase del torneo. Un problema che, al momento, sembra  tormentare tutte le squadre della massima competizione continentale, quella che DONCIC, astro sloveno spagnolo a DALLAS, preferisce vedere in TV rispetto al carnevale con tiro a segno che porta verso le finali NBA che scatenano gli urlatori al catodo.

5 Al POLONARA che ha preferito la stimolante esperienza di KAUNAS al ritorno in Italia se è vero che la Virtus Bologna lo voleva. Dispiace che una pedina importante per la Nazionale stia lontano da un campionato con fin troppi stranieri fasulli. Avrà i suoi motivi, così come ATAMAN avrà avuto i suoi non tenendolo all’EFES bicampione di Eurolega.

4 A REGGIO EMILIA che dopo aver fatto saltare il suo allenatore ora, dopo la fiammata contro la PESARO senza il KRAVIC che ieri ha annichilito TREVISO, sembra tornata la squadra sbagliata che MENETTI credeva di poter migliorare e che SAKOTA spera di guarire.

3 Al DEANGELI giovane capitano di TRIESTE perché la sua bella prova da 8 contro SCAFATI fa capire che nel nuovo dominio di una cordata americana serviranno cuore, talento e fiducia e non certi voli a vuoto come abbiamo visto, anche perché la zona retrocessione è sempre molto vicina.

2 A MORETTI e VISCONTI piccoli diavoli al servizio del bravissimo REPESA perché appena pensi male di loro, li guardi sbuffando dicendo che ti eri illuso di aver trovato italiani di qualità, bassi ma bravi, ecco una prestazione da resurrezione pesarese per il ritorno alle finali di coppa Italia, anche se resterà l’incubo di aver visto svanire l’energia dopo un traguardo del genere negli anni scorsi.

1 All’ARMANI in blocco perché fra la legnata con l’Olympiakos primo della classe in Eurolega e quella al supplementare contro NAPOLI che era in fondo alla classifica nazionale c’è in mezzo il mare la depressione scoprendo debolezze che sembravano evidenti anche nei momenti in cui tutto andava bene pur con infortunati eccellenti, anche se né Shields, né Pangos, né DATOME ci danno l’idea di poter migliorare la sostanza nel vuoto a rimbalzo e sulle palle vaganti, ridando al gioco un‘armonia difficile da vedere.

0 A BRINDISI che proprio non vuole uscire dalla sua zona d’ombra tormentando il povero VITUCCI che si era illuso di aver ritrovato la forza per entrare fra le otto delle finali a Torino dove non ci sarà una SASSARI che almeno risponde alla frusta del suo fantino.

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