Aria dalle finestre

27 Febbraio 2023 di Oscar Eleni

Oscar Eleni ospite di una fattucchiera e di uno stregone nella terra messicana dei guaritori, quella dello stato di Vera Cruz dove hanno inaugurato il tempio di Lucifero. Speravo di vedere un po’ di gente, chi finge di piangere mentre scafisti malvagi buttavano a mare chi, non avendo notizie su come stanno davvero le cose, cercava rifugio in terre dove comanda l’ipocrisia, un partito allargato dove i grandi maestri del qui lo dico qui lo nego, come diceva Pasolini, pur stando all’inferno pensano di essere in paradiso. Prendendo per mano chi ha scritto sul figlio mangiapreti del grande incisore Piranesi ci siamo ribellati all’idea che Lucifero fosse davvero il preferito dei cherubini, ma poi, guardandosi in giro, vedendo aumentare tutto, dal cibo per chi ha fame, allo stipendio per chi sulle carestie e sulle guerre ci specula e guadagna, abbiamo cominciato a dubitare. Basterebbe ascoltarli quelli che si fingono buoni e poi fanno strage di tutto: sentimenti, giustizia.

Bel pessimista, direte voi, in  un fine settimana dove azzurro è stato il colore della passione e  di qualche festa non comandata. Ci è piaciuta anche la nazionale di rugby, ci ha commosso il coro che accompagna le prove della Formula 1, stesso tono degli ultimi anni senza niente o quasi, vedremo. Certo festa grande per le leonesse dello sci Goggia e Brignone. Magari tutte le rivalità nel paese senza balocchi fossero così. Felici che Pellegrino abbia trovato con De Fabiani medaglie nel fondo sprintato anche se restiamo con Bengt-Hermann Nilsson e Vanoi sull’incanto degli sci sottili per  lunghi sogni a passo alternato più che pattinato come ai tempi del Nones e poi del gruppo Albarello e Fauner.

Nostalgie pensando a Dionisi e vedendo saltare Duplantis, felicità nel trovare  sulla porta il bel libro scritto da Roberto Venini sul padre, il meraviglioso Coach Carlo, gloria non soltanto della Pro Sesto, perché quando Alfredo Berra, ai tempi del praticantato in Gazzetta ti mandava all’Arena, raccolta risultati, qualche intervista, se occorreva pure aiuto come annunciatore, quell’uomo che inseguiva i suoi mezzofondisti correndo sulle tribune maligne dello stadio napoleonico ci sembrava davvero un gigante capace di dare forza anche a gente stremata che andava verso il traguardo. Nella notte, addirittura, sognavamo che il descamisado potesse volare dalla tribuna sul controrettilineo fino al pulvinare dove stavamo in tanti, con un salto triplo che superasse la curva dove si riscaldavano campioni e sognatori. Libro per  i tipi della Coda del drago, storia di un uomo che sapeva cosa vuol dire ribellarsi quando chi governa esagera, meglio, quando chi comanda abusa.

Con queste idee in testa ci siamo seduti a bere, come tante volte nella vita professionale, con ciarlatani e brave persone, con ragazzi come il Ceccarelli che dopo aver battuto Jacobs sui 60 lo ha ringraziato per aver accettato di andare nell’arena insieme a lui. Ora speriamo che la popolarità recente, un volano che lo ha portato addirittura fino al “tavolo” di Fazio, non gli faccia perdere l’equilibrio. Certo capiamo  i campioni degli sport non strapagati quando portano le medaglie dei loro successi  al pubblico della notte televisiva, ricordiamo i giorni di Formia quando nella scuola dove tutto era meraviglia, ma pure sofferenza, i nostri campioni dell’atletica scoprivano che in altri sport  si guadagnava senza dover rendere conto ad un cronometro ad una misurazione. Chi governa, chi si lecca i baffi presentando manifestazioni che, secondo loro, hanno valore vero soltanto se portano indotto nelle casse dei comuni ospitanti, nelle Nazioni che hanno avuto il privilegio di organizzare, dovrebbe anche sforzarsi di non andare in onda per piangere e farsi fare elemosine, sapendo che portare avanti società e tenersi stretti allenatori costa tanto, che tenere sul campo, in pista, in piscina, in palestra chi tenta la strada dello sport  è già un tormento da primato del mondo.

In questa atmosfera, fra ipocriti che stando all’inferno pensano di  godersi il paradiso, il basket ha fatto il pieno di elogi, pur masticando la radice amara dell’invidia vedendo che alla finale di Coppa Italia la pallavolo ha avuto come ospite d’onore il presidente della Repubblica. L’unica cosa che ha legato insieme la festa mobile di basket e pallavolo, premiata da grande affluenza di pubblico, per la coppa nazionale è il sorprendente risultato finale. Brescia e Piacenza, senza poter salvare la  faccia alle squadre di calcio delle loro città, stanno messe davvero male, hanno tolto punti e sorrisi alle grandi favorite. Brescia mandando alla ghigliottina Milano e Virtus Bologna, Piacenza  fermando la  serie vittoriosa dei campioni mondiali di club della bella Perugia e poi lasciando a zero Trento che, purtroppo, sembra volersi separare da Lorenzetti.

Dicevamo del basket che  è andato nei titoli di  testa della Domenica Sportiva per aver vinto in Spagna una “ amichevole” fra squadre sperimentali, fra giocatori che difficilmente saranno al mondiale in Asia ad agosto. Certamente non i ragazzi dello Scariolo viaggiatore viaggiante e smadonnante per una  sconfitta nata nella palude delle zone difensive. Difficile che tutti quelli che abbiamo visto in questa “finestra” mondiale possano restare in squadra se i “migliori”, non soltanto Banchero, decideranno, insieme ai loro agenti, che una maglia azzurra regala quattrini, spazi pubblicitari perché, se ci fate caso, dall’acqua minerale alla telefonia veloce, chi fa svenire in scena i compratori di case, chi inventa  spot, ama molto la faccia diciamo pulita del campione sportivo, dell’atletica se però vince le Olimpiadi, del nuotatore se però fa imprese tipo Pellegrini o Paltrinieri.

In questa  festa a calici sempre pieni Gioiosa Azzurra del Pozzecco andrà con una buona posizione nel ranking e quindi nei sorteggi al Mondiale esagerato organizzato dalla Fiba in Asia, 32 squadre per arrivare al titolo dopo 12 giorni di gare fra Filippine, Giappone e Indonesia. Ora, essere nelle 26 qualificate sul campo dovrebbe essere considerato il minimo, anche se con questa farsa delle finestre in stagione una potenza cestistica come la Serbia, o la stessa Croazia, staranno a macerarsi mentre Slovenia e Montenegro saranno nella mischia. Un Mondiale dove è arrivata per la prima volta la Georgia anche se battuta in casa dall’Islanda, un campionato che nelle qualificate africane avrà pure il Sud Sudan, uno dei paesi più poveri al mondo, senza un palasport, che ha messo insieme una bella squadra di rifugiati altrove.

Gioiosa ci ha detto che il Poz ha davvero allargato la famiglia come  voleva il presidente Petrucci, il più felice per la diretta RAI-SKY dall’Estremadura, convinto, sicuramente con ragione, che solo la Nazionale può rendere davvero popolare uno sport che, comunque, qualche spettatore lo porta in tribuna anche con quel campionato dove fino a ieri eravamo sicuri che soltanto le due ricche regine potessero aspirare al titolo. Vero che il playoff misura le resistenze oltre al talento, ma Brescia, Sassari, Tortona, Pesaro o Brindisi non andrebbero dimenticate in sala scommesse per non venire mortificati come dopo le coppe Italia recenti.

Cosa ci ha colpito di Azzurra gioiosa? Be’, quello “scambio cordiale” con Milano per avere in squadra Ricci e Biligha nella stessa sera di Armani- Vitoria, quel miracolo per far diventare il Mannion virtussino da infortunato in coppa a genio della lampada contro l’Ucraina. Miracoli del dialogo? Forse.

Cosa ci è piaciuto di più. Scoprire che c’è vita dietro al progetto Italia se  gli esordienti Visconti, Caruso e Casarin sono stati fra i migliori, se  tutti hanno accettato lo stile di un allenatore che sa farti star bene anche quando ti dà pochi minuti sul campo. Magari fosse così anche in tanti club dove, invece, prevale il mugugno, il pettegolezzo, la sassaiola persino contro chi ha vinto abbastanza  per non dover subire attentati professionali o, come ha detto il De Ponti, un riposo quasi definitivo sul carrello dei bolliti. Pagelle? No, dopo le smemoratezze dell’ultimo periodo approfittiamo per delle due settimane senza campionato per andare  sul bagnasciuga del mi piace, del non ve regghe più.

CI SONO PIACIUTI

I moschettieri esordienti nella banda Pozzecco, sapevamo di Caruso e Visconti, ma il Casarin che è stato addirittura messo sul mercato anche per la A2 ci dice che non tutti la raccontano giusta.

SCARIOLO e SHENGELIA che non hanno fatto una piega, mandando al diavolo chi  fa questa guerra dei bottoni fra FIBA ed Eurolega, per i quasi 4000 chilometri di viaggi nelle giornate divise fra coppa e nazionali.

Al ritorno di ABASS dove avrebbe dovuto sempre stare senza infortuni, senza voli oltre la siepe della misura. Ora speriamo resti quello della notte magica contro Vitoria e non quello che sembrava perdersi nell’effimero prima delle sue disavventure fisiche.

Il POZZECCO che anche  alla Domenica Sportiva parla come mangia, al POZ che ancora non ha mandato al diavolo chi gli chiede cosa farà BANCHERO.

NON CI SONO PIACIUTI

I laudatores per la bella vittoria di Caceres, gli stessi che elencando i tantissimi candidati al ruolo di guardia, ala piccola, regista, non ci sanno spiegare perché  i lunghi li hanno soltanto gli altri, magari naturalizzati, ma di valore come il “Wamba” dei francesi che contro la Lituania ha dormito un po’ e poi ha risolto. Loro, dopo averlo scoperto, lo hanno aiutato a diventare tecnicamente completo, noi lo avremmo inciucchito o avvilito in categorie dove ancora non poteva stare .

Il RIGHI geniale che la pallavolo ha portato via al basket perché dopo aver avuto  IL PRESIDENTE Mattarella in tribuna a Roma per la finale di coppa Italia ora costringerà il povero GANDINI ad inventarsi  altre settimane  belle come quella di Torino.

Certo che non ne possiamo più delle guerre, dei pazzi con il dito sulla bomba, ma neppure di questa avvelenante battaglia fra la FIBA degli eletti e l’EUROLEGA degli stipendiati. A rimetterci soltanto i giocatori super spremuti da teatrini che contano quasi zero prima dei play off e dei campionati veri.

Una nota per chi dirige la bella VIRTUS dell’era ZANETTI sorpresi dalle 0  vittorie su 7 della squadra mandata alla Next Generation non parente delle squadre del super CONSOLINI, confusi dalla loro campionessa ZANDALASINI che non capivamo quando protestava per le partite nei giorni festosi di fine anno, ma che ha forse ragione quando pretende che anche la femminile delle Vu nere abbia mezzi per viaggi comodi e veloci.

info@indiscreto.net

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