Alfredo Pigna intervista Benetti

20 Novembre 2020 di Indiscreto

Alfredo Pigna è morto a 94 anni e tutte le persone di una certa età lo ricordano come telecronista RAI dello sci, dalle imprese della Valanga Azzurra di Mario Cotelli, Gustav Thoeni e Piero Gros fino agli inizi dell’epopea di Alberto Tomba, oltre che come conduttore della Domenica Sportiva quando tutti guardavano la Domenica Sportiva, nei primi anni Settanta e poi a metà degli Ottanta. Di certo Pigna era uno dei non molti giornalisti RAI davvero conoscitori della propria materia, anche uscendo dallo sport (suo successore nello sci fu Furio Focolari…)

Saltiamo a piedi pari il coccodrillo su Alfredo Pigna e rimandiamo ad altri post ottenuti cambiando qualche parola di Wikipedia, per ricordare un episodio con Pigna protagonista che fece epoca per quanto riguarda il rapporto fra calcio e media: non l’abbiamo vissuto in diretta (avevamo 4 anni e nessuno ricorda se stesso a quell’età, se non per flash) ma ne abbiamo molti anni dopo raccolto diverse versioni, da anziani giornalisti RAI e da frequentatori di Milanello.

Questi più o meno i fatti. Un martedì mattina dell’ottobre 1971 Pigna, conduttore della Domenica Sportiva si presenta al centro di allenamento del Milan per una intervista a Romeo Benetti, per la rubrica ‘Il campione della domenica’ che andrà in onda durante la DS. Il centrocampista non ne sa niente, ma Pigna gli dice che si è messo d’accordo con il presidente del Milan Sordillo e che l’intervista si deve fare.

In effetti è vero, Pigna ha davvero telefonato a Sordillo, ma Benetti si stizzisce: dice che non vuole concedere nessuna intervista e che poi lui non si sente un personaggio, anche se ha appena esordito in Nazionale. Pigna si arrabbia, Benetti continua a fare Benetti e incuriosito dalle grida si avvicina Rivera, che sostiene il compagno: “Non sei tenuto a concedere nessuna intervista, se non vuoi”. Alla fine, dopo la mediazione di Rocco, Pigna riesce a fare a due domande a Benetti, a Rivera e a Rocco e se ne va arrabbiato.

Ritelefona a Sordillo e il futuro presidente della FIGC pensa di ricucire lo strappo fra la RAI e il Milan proponendo che Benetti, Rocco e il giovane Bigon vadano ospiti in studio la domenica successiva. Così accade, ma arrivati negli studi RAI di corso Sempione Benetti scopre che l’ospitata non è sostitutiva della rubrica sul personaggio, che andrà quindi in onda lo stesso. Chiede di vederla in anteprima e viene accontentato: rimane allibito per la figura che gli viene fatta fare, in pratica quella dell’ignorantotto che ha bisogno che siano altri a parlare per conto suo. Fra l’altro Benetti ha già la fama del giocatore durissimo, ai confini del killer, il famoso fallo su Franco Liguori è di qualche mese prima ed è quasi scontato dipingerlo come una specie di uomo delle caverne. Comunque prende e se ne va, mentre un Pigna furioso cerca di trattenere lui, oltre a Rocco e Bigon che lo seguono.

Ne nasce un dibattito nazionale, di cui si trova qualche traccia sui giornali dell’epoca, sul calciatore che è un patrimonio della società e non può rifiutarsi di dare interviste (questa la tesi prevalente, allora come oggi, ma va ricordato che all’epoca le televisioni non pagavano). Benetti non sarà mai un beniamino dei giornalisti e nemmeno dei tifosi, nonostante il senso della posizione ed una forza fisica spaventosa, da giocatore del 2020. Il suo carattere orgoglioso lo porterà qualche anno dopo anche ad avere litigi violentissimi, ben più di quello con Pigna, con diversi compagni e anche con Rivera, che gli apriranno la via per la Juventus e per il Mondiale argentino.

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