Alboreto is nothing

29 Ottobre 2007 di Stefano Olivari

Guido Nicheli è morto, Guido Nicheli è vivo. La scomparsa dello straordinario personaggio, ancora prima che attore, protagonista di alcuni memorabili film dei migliori anni della nostra vita, ci ha convinto a buttare nella fornace delle mille cose inutili che scriviamo una rubrica che non ha pretese storiche, né tantomeno di cronaca: una rubrica di nostalgia pura, ricattatrice e dolcissima, rivolta a tutti i nati dal 1960 al 1985. Cioé a tutti gli italiani che gli Ottanta li hanno vissuti da giovani, da ragazzi (come noi) o da bambini. Non ci sarà nessun filo conduttore se non la memoria o gli spunti dati dall’attualità, non ci sarà nessun giorno di uscita, non ci sarà nessun argomento principe anche se sport e cultura pop-trash domineranno, non ci sarà nessun esibizionismo da romanziere frustrato perché come abbiamo spiegato più volte siamo solo frustrati. Ognuno è attaccato ai suoi anni felici e li difende anche contro l’evidenza: non siamo né migliori né peggiori di chi ci ha preceduto o di chi ci ha seguito, non siamo unici, non siamo geniali, non pretendiamo di essere nel giusto, non siamo orgogliosi, in definitiva non crediamo in niente. Siamo però contenti di averli visti, quegli anni, e addirittura di averli vissuti. Per ricordarli ci bastano un volto, un ritaglio di giornale, una canzone, una battuta come quelle del Dogui. A presto, allora, ma non prima di due ore, cinquantaquattro minuti e ventisette secondi.

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