Absalon di bellezza

26 Agosto 2008 di Stefano Olivari

1. Riassunto delle puntate precedenti, per chi – colpevolmente – non guarda alla mountain bike dai tempi di Atlanta 1996, da quell’innocente sbirciare pierino il décolleté di Paola Pezzo. Passato inosservato appena quattro anni dopo, sul petto della boscochiesanuovese una seconda medaglia d’oro olimpica. Il biker del XXI secolo (meno pomposamente: il corridore del decennio) si chiama Julien Absalon, francese dei Vosgi, ventotto anni nove giorni fa. Nel cross-country ha vinto quattro Mondiali consecutivi dal 2004 al 2007 e tre Coppe del mondo (e mezzo) dal 2003 a oggi, quando non mancano che due prove alla conclusione dell’edizione 2008. Ma soprattutto, si è aggiudicato prima i Giochi di Atene e poi sabato scorso quelli di Pechino, facendo registrare una continuità di rendimento inarrivabile, a partire da una storica prima a Mont-Saint-Anne, Quebec, già allora davanti a Christoph Sauser. Un lustro fa. Nessuno in Val di Sole si è quindi sognato di darlo al tramonto, all’alba di giugno, una volta tanto lontano dall’Iride. E avreste dovuto vederlo che roba, là sulla collina del parco di Laoshan. Vicino alla perfezione. Tecnicamente sexy.
2. Gran Gran Bretagna nel velodromo poco distante dai percorsi del fuoristrada, Mtb e Bmx. Bilancio di 7 ori, 3 argenti e 2 bronzi, per un totale di 12 medaglie. Il 36% del metallo più prezioso sul dato nazionale complessivo, il 25% della ricchezza sportiva del paese. Tra i numeri più impressionanti: quello del terzetto della velocità (Chris Hoy, Jason Kenny, Jamie Staff) e quello del quartetto dell’inseguimento (Ed Clancy, Paul Manning, Geraint Thomas, Bradley Wiggins). Clamoroso caso di scuola ciclistica, modello di programmazione dell’attività federale, quota massima di picchi di rendimento sollecitato già agli ultimi Mondiali di Manchester. Primo obiettivo, Londra 2012. Vera Carrara entra “nella vita adulta” uscendo malissimo da una corsa a punti chiusa in partenza, un gioco da ragazze per Marianne Vos. “Sono ventun’anni che pedalo, è arrivato il momento di smettere. Sogno di aprire una gelateria e mi piacerebbe avviare una scuola di pet therapy per bambini autistici”. Ai dirigenti e tecnici Fci: cominciare immediately a farsi i fatti anche di un Roberto Chiappa, please, dati i suoi ventilati propositi di ritiro. Altrimenti, pista italiana nell’attraversata del deserto.
3. Fabian Cancellara tra i massimi protagonisti dell’Olimpiade, in assoluto, minimo (relativamente) tra i migliori atleti, per fisico e ripetizione di performance. Misurando la differenza per esempio nei confronti dei tiratori, con tutto il rispetto per chi fa pratica esercitando ben altre capacità psico-corporee. E dire che almeno in teoria, la statura del ventisettenne svizzero nemmeno avrebbe potuto piegarsi più di tanto, in posizione aerodinamica, su e giù dall’ottovolante di Badaling, 47,3 km contro il tempo nello spazio di circa 700 m di dislivello. Macché, il Tour de France ha invece finito per asciugare talmente il Csc-Saxo Bank (a proposito: confermatissimo da Bjarne Riis per il triennio 2009-2011, nonostante l’offerta d’ingaggio milionaria della Katyusha), che mai il vecchio Spartacus si era poi pesato così magro, proprio lui, il 186 cm x 80 kg di una volta – peso forma nei sette giorni tra Fiandre e Roubaix – oggi figurino rimesso a nuovo, tiratissimo. In salita, la dieta seguita alla Croix de Fer del 23/7 si è fatta sentire eccome: seconda razione di cronoscalata digerita meglio che non Levi Leipheimer e Alberto Contador, un quintale e qualcosa in due.
4. InciUci. E se la pace di Pechino tra la Federazione e l’Amaury Sport Organisation, fosse una dichiarazione di guerra al resto del mondo del ciclismo? Quantomeno, una diseguale spartizione – legale e legittima – del potere decisionale, sulle corse e sui corridori? La conferenza stampa del presidente Pat McQuaid (18/8) si legge con maggior precisione nei termini di una resa onorevole alle condizioni poste dalla Société du Tour de France, per il ritorno dei suoi eventi sotto l’ombrello dell’Union Cycliste Internationale, in definitiva al riparo da violazioni dello statuto Cio. “L’Uci accetta che i diritti di partecipazione alla Grande Boucle, per il periodo 2009-2010, siano regolati dalla convenzione stipulata il 18 giugno scorso tra le squadre e l’Aso”. Non un accenno al ripristino della formula Coppa del mondo quale challenge annuale di raggruppamento delle classiche, come evocato da più di un’interpretazione stragiornalistica, più che faziosa, del neutralissimo comunicato di Aigle. E neanche una minima sconfessione dell’idea ProTour, in quelle 3000 battute, al massimo un suo nascondimento dietro il cartellone Calendario Mondiale. Rinegoziazione al 2011.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

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