Il karma europeo di Gabbani

15 Febbraio 2017 di Paolo Morati

Francesco Gabbani

Che cosa possiamo dire che non si sia, o abbiamo, già detto su Occidentali’s Karma, la canzone con cui Francesco Gabbani si è aggiudicato a sorpresa, stravolgendo i pronostici della vigilia, la 67esima edizione del Festival della Canzone Italiana? Non ci lanceremo in analisi antropologico-culturali da tuttologi del Web sul testo firmato da Fabio Ilacqua (personaggio che però meriterebbe un intervento), profondo sì ma efficace ai fini del successo commerciale più per i suoni che per il significato che alla fine mette alla berlina la società contemporanea e chi magari lo sta ascoltando a manetta in cuffia. Riporteremo solo alcune sensazioni e considerazioni che ci sono venute in mente in questi giorni.

Da anni si dice che le canzoni che si affermano a Sanremo non vengono più canticchiate il giorno dopo, e sono rapidamente dimenticate per mancanza di appeal. In effetti se guardiamo agli anni 2000 possiamo salvare come grandi classici un paio di brani: Luce (Tramonti a Nord Est) di Elisa e L’essenziale di Marco Mengoni. Due ottime produzioni nella migliore tradizione italiana, proposte da innegabili talenti. Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani invece non solo viene canticchiata in giro e risuona un po’ ovunque, ma sta andando oltre, stracciando fin da subito tutti i record di presenza radiofonica, streaming, visualizzazioni e parametri di popolarità contemporanea, rischiando di diventare il tormentone dell’anno (probabile la danza della scimmia sulle spiagge estive italiane… compresa di annesso ‘alè!’ con effetto megafono) ma anche di raccogliere l’eredità di altri brani capaci in passato di varcare i confini nazionali (italo-dance? In parte, ma non solo), calandola in una dimensione moderna, frutto dell’unione di idee italiane e mentalità internazionale.

È ancora troppo presto per dire se questa previsione si concretizzerà, ma intanto sono già state gettate alcune basi, la prima delle quali è legata alla partecipazione di Gabbani al prossimo Eurovision Song Contest che si volgerà a Kiev a maggio. Ecco che Occidentali’s Karma è già entrata nelle classifiche iTunes di vari Paesi probabilmente proprio per essere la canzone in gara per l’Italia, attirando quindi l’attenzione degli appassionati della competizione organizzata dall’EBU e vinta solo altre due volte da noi. Nei lontani 1964 da Gigliola Cinquetti e 1990 da Toto Cutugno. Altre epoche e altre musiche. Di recente ci sono invece andati vicini Raphael Gualazzi (secondo nel 2011) e Il Volo (terzi nel 2015, affossati dalle giurie dopo aver trionfato al televoto). Ecco che nel caso di Occidentali’s Karma il nostro più che banale suggerimento è di portare sul palco l’originale in italiano (che andrà accorciato a 3 minuti) con le sue rime panta rei-singing in the rain, mantra-inciampa-balla-karma, cerca sì-sex appeal, producendo però anche versioni in inglese e spagnolo per i relativi mercati. Mantenendone se possibile il messaggio, tra internettologi e selfisti anonimi.

Ci sono tre mesi di tempo per lavorarci, parallelamente a un album che a questo punto dovrà riuscire ad evitare l’effetto meteora e confermare tutto il buono che già Amen lo scorso anno aveva fatto intravedere e Occidentali’s Karma fatto esplodere esponenzialmente, andando incredibilmente oltre le aspettative di pubblico e critica. Francesco Gabbani, forte anche di una gavetta vera fatta sul campo anziché davanti alle telecamere, ci sembra sufficientemente allertato e ben posizionato per riuscirci. Anche se sappiamo bene che la chiave del successo non dipende, appunto, solo da azioni, emozioni e… karma. O forse sì?

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